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WARNE MARSH : “Release Record. Send Tape. Warne” Wave (1959-60) LP

L’angolo del collezionista

Sweet Georgia Brown / You Stepped Out Of A Dream / Coolhouse / It’s You Or No One / I Remember You / Alone Together / A New Kind Of Blues /Foreground Music / Happening / Marshlight / Commentary

Warne Marsh, sax tenore; Ronnie Ball, pianoforte; Peter Ind, contrabbasso; Dick Scott, batteria (primi 5 brani); sconosciuto, spazzole (ultimi sei brani)

 

Se non fosse per Mark Turner, il quale non manca mai di citarlo come suo principale ispiratore, di Warne Marsh si sarebbero forse dimenticati tutti, purtroppo. Warne è stato un gigante del tenore di scuola strettamente tristaniana, tanto da risultare, un po’ superficialmente, l’alter ego di Lee Konitz. E in effetti i due suonarono spesso insieme, tanto da formare un quartetto senza piano molto apprezzato negli anni ’70 (e che ebbi la fortuna di ascoltare dal vivo). Ma in realtà, pur appartenendo ad un medesimo filone estetico e filosofico, erano assai diversi. Tanto logico e razionale Lee, quanto avventuroso, emozionale e imprevedibile Warne, il cui legame con Lester Young fu subito evidente. Queste sedute, registrate nello studio privato di Peter Ind a Manhattan, sono fatte di getto, senza prova alcuna, con il nastro che gira e i musicisti che creano in totale scioltezza. Come avvenne per Bird qui, tranne in un paio di occasioni, sono riportati soltanto gli assoli di Marsh, gioielli incastonati su basi tematiche che nulla altro sono che pretesti per volare alto nel regno della fantasia. Improvvisazioni allo stato puro, insomma, ma su solide basi armoniche e ritmiche. Anche i brani originali, lo sappiamo bene, disegnano nuove linee melodiche su giri di standard famosi, sfide continue sul filo del non ripetersi, mai. C’è parecchio da imparare su questi solchi. Ma anche da godere per la libertà chedomina il procedere dei musicisti, molto concentrati nonostante il relax dell’ambiente. Dopo aver ascoltato i nastri, Warne fu così soddisfatto da spingere a realizzare il disco (da qui il titolo), tagli e sfumate compresi. Anche i suoi compagni di viaggio sono allievi DOC di Lennie Tristano, a partire dal pianista Ronnie Ball, che però volentieri entra in gioco soltanto per il solo lasciando al tenore il compito di spaziare senza legami nell’universo della tonalità. E non fu un caso che importanti musicisti d’avanguardia, penso soprattutto a Anthony Braxton, partirono da qui per compiere un ulteriore salto in avanti.
Tornando a questo disco, un fatto curioso avvenne durante la registrazione dei brani che occupano la seconda facciata. Al posto di Dick Scott subentrò un amico anonimo di Peter Ind, il quale prese un paio di spazzole e si mise a raspare sopra un elenco telefonico aperto (sic!). Il clima che si venne a creare fu così ancor più raccolto e naturale, un’economia di mezzi che esaltò, piuttosto che deprimere, il significato delle improvvisazioni  del leader.

Warne fu sempre fedele a questo modo di procedere, letteralmente fino alla fine. Morì infatti suonando, sul palco del Donte’s di Los Angeles, mentre stava affrontando per la milionesima volta “Out Of Nowhere”. Venticinque anni dopo la sua scomparsa, rimangono un’eredità pesante, che nessuno secondo me ha ancora raccolto nella sua interezza, e una discografia sempre più scarna. Non fu mai una star dello show business, d’accordo, ma un maestro assoluto dell’arte dell’improvvisazione con cui tutti, prima o poi, avremo a che fare. E questo disco è un’eccellente base di partenza.

Massimo Tarabelli

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