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ASCENSORE PER IL PATIBOLO di Louis Malle (1957)

Data: 10 Luglio 2017 - 21:30

“Il jazz nelle colonne sonore” – Canalone della Mole – Lunedì 10 Luglio ore 21,30

60^ anniversario; edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna; in lingua originale con sottotitoli in italiano; musiche di Miles Davis

(Ascenseur pour l’échafaud, Francia/1958) di Louis Malle (92′)

Sceneggiatura: Roger Nimier, Louis Malle

Tratto dal romanzo omonimo di Noël Calef

Fotografia: Henri Decaë

Montaggio: Léonide Azar

Scenografia: Rino Mondellini, Jean Mandaroux

Colonna Sonora: Miles Davis

Tratto da un romanzo di Noël Calef, il film rielabora in maniera strabiliante una trama noir. Su questa storia di tradimenti, omicidi progettati e commessi, di dettagli che complicano la vicenda e casualità che segnano il destino, Malle costruisce una melodia soffusa, aiutato dalla magistrale partitura jazz composta da Miles Davis, un mood che combacia perfettamente con le tinte cupe e minacciose del film. Jeanne Moreau non è mai stata così bella e magnetica: una dark lady dallo sguardo inquieto. Vederla passeggiare per le vie di Parigi, anonima figura dall’andatura sensuale, ma quasi alla deriva, sullo sfondo grigio e sfocato dell’inquadratura, tra i riverberi delle luci al neon, ci fa pensare che gli stati di grazia esistono. Una pellicola imperdibile, per le musiche di Miles Davis, per l’incisività di Jeanne Moreau, per gli amanti della nouvelle vague.

Nel libro il personaggio interpretato da Jeanne Moreau non era importante, era solo la moglie dell’uomo che veniva assassinato nella scena iniziale. Il libro, come il film, racconta la storia di un uomo che compie un delitto perfetto e rimane stupidamente bloccato in un ascensore, di due ragazzi che rubano la sua macchina, vanno in un motel fuori Parigi, e commettono un omicidio… tutto sembra provare che quell’uomo sia l’autore del secondo delitto, e invece… era questa l’astuzia, il trucco del libro. Nella sceneggiatura allargammo la trama per introdurvi la storia d’amore. Non volevamo che il film ruotasse unicamente intorno a due delitti. Poiché era qualcun altro a commettere un omicidio con la sua macchina e la sua pistola, pensammo che il film sarebbe stato molto più interessante se subito dopo il delitto il protagonista avesse avuto un appuntamento con una donna. Lei lo cerca ovunque, ma non si incontrano mai. Francamente non pensavamo che fosse tanto azzardato. Ricordo che esitammo molto, mentre lavoravamo alla sceneggiatura, prima di decidere se a un certo punto farli incontrare. Decidemmo di no, ma alla fine c’è quella scena, una delle migliori del film, in cui lei viene arrestata. Il fotografo sta sviluppando le foto, e lei si vede insieme a lui, tra le sue braccia, negli ingrandimenti ancora in acqua, e in questo modo vengono riuniti. Ma non sono mai insieme. Ci sembrava molto romantico”. (Louis Malle)

Ero pazzo per il jazz, e a quel tempo ascoltavo molto Davis che era al suo apice creativo. Mentre stavo girando il film, non avrei mai sperato che Davis componesse una musica per me, ma nella camera della ragazza, in un angolo, avevamo messo ben in evidenza la copertina di un album di Miles Davis. Poi, per una strana coincidenza, mentre stavo montando ed ero sul punto di scegliere la musica, Miles Davis giunse a Parigi. Era venuto da solo, senza i suoi musicisti, per suonare in un club per un periodo di circa tre settimane. Gli saltai letteralmente addosso. Boris Vian, che conoscevo e che era anche trombettista, mi aiutò molto. Era direttore della sezione di musica jazz della Philips, con la quale, credo, Davis era sotto contratto per l’Europa. Combinò un incontro. Davis era riluttante perché a Parigi suonava con dei bravi musicisti, che però non erano quelli con cui era solito incidere dischi. Riuscii a convincerlo. Gli mostrai il film due volte, soltanto due. Ci accordammo sulle sequenze che secondo noi avevano bisogno di un sottofondo. Approfittando di una sera in cui non suonava al club, affittammo uno studio di registrazione a Parigi sugli Champs Élysées, e cominciammo a lavorare, molto lentamente, come fanno i musicisti jazz. Iniziammo verso le dieci o le undici di sera e andammo avanti fino alle otto del mattino: in una notte l’intera partitura fu registrata, e penso che questo fatto la renda molto particolare. È una delle pochissime colonne sonore improvvisate; credo che Davis non abbia avuto tempo di preparare nulla. Io facevo scorrere le sequenze che andavano musicate e lui cominciava a provare con i suoi musicisti.
La musica è sempre presente in Ascensore, ma nel complesso non dura molto, neanche diciotto minuti, che è poco. Ciò che Miles Davis riuscì a fare fu eccezionale, il film si trasformò. Ricordo benissimo com’era senza la musica, ma quando attaccammo il missaggio finale e aggiungemmo la musica, sembrò subito decollare. Non era la solita musica da film che enfatizza o intensifica l’emozione implicita nelle immagini o nel resto della colonna sonora. Era un contrappunto, era qualcosa di elegiaco… di distaccato, in qualche modo. Creava un’atmosfera. Ricordo la prima scena; la tromba di Davis le dava un tono che aggiungeva un’altra dimensione alle prime immagini. Sono convinto che senza la musica di Davis il film non avrebbe avuto quel successo di critica e di pubblico”. (Louis Malle)

BIGLIETTI

rassegna di cinema alla Mole in collaborazione con ARCI Ancona

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