Un altro vertice della chitarra jazz del ‘900 è rappresentato da Django Reinhardt, il cui stile continua ad affascinare strumentisti e pubblico di tutto il mondo. I musicisti che compongono i Manomanouche sono riusciti a rendere il gruppo in pochi anni la realtà più importante del jazz gitano in Italia. Sorti nel 2001 con l’intento di far conoscere a una vasta platea la cultura e la tradizione musicale degli zingari Manouches (a cui Django apparteneva), Barbieri, Enipeo e Touche  sono cresciuti nel tempo grazie a collaborazioni con artisti di varie nazionalità e aprendo il repertorio a influenze disparate, in grado di rinfrescare e rinnovare una musica che ora si presenta come uno stupefacente mix di swing, folklore tzigano e melodia italiana.  Il tutto al servizio di un bagaglio tecnico eccezionale, tale da sfociare in veri e propri saggi di virtuosismo dei chitarristi, dallo straordinario impatto sonoro e visivo. Il progetto Manomanouche Quartet propone un repertorio di arrangiamenti di brani di Django Reinhardt, alcuni standards, valzer gipsy-musette e diversi brani originali, tutti realizzati con strumenti acustici tipici del jazz manouche, tanto che le chitarre sono copie fedelissime delle famose Selmer del liutaio Mario Maccaferri, utilizzate da Django negli anni Trenta e Quaranta. Tutti i musicisti coinvolti hanno curriculum molto ricchi, ma dobbiamo sottolineare la presenza di Touche e Pitzianti, fin dagli anni ’90, nei gruppi di Paolo Conte, a riprova di una solidità strumentale di prim’ordine.