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RENEE ROSNES “Written in the Rocks” – Smoke Sessions

RENEE ROSNES

“Written in the Rocks” – Smoke Sessions (2015)

The Galapagos Suite : The KT Boundary – Galapagos -So Simple a Beginning -Lucy From Afar – Written in the Rocks – Deep in the Blue (Tiktaalik) – Cambrian Explosion/ From Here to a Star / Goodbye Mumbai

Renee Rosnes, pianoforte; Steve Wilson, sax alto, sax soprano, flauto; Steve Nelson, vibrafono; Peter Washington, contrabbasso; Bill Stewart, batteria

Renee Rosnes è entrata a far parte della schiera dei miei pianisti preferiti fin dal primo momento che la sentii, con il quintetto di J.J.Johnson nel 1988 allo Sperimentale. J.J. se la coccolava in ogni momento, e ricordo benissimo che, mentre lo stavo accompagnando in teatro, mi consigliò di prestare particolare attenzione alla sua nuova e giovane pianista. E in effetti fu così. Tutti noi rimanemmo molto colpiti dalla prova di questa donna minuta dagli occhi grandi, silenziosa e restia fuori dal palco, ma concentratissima e lucida come pochi davanti alla tastiera. Era una splendida solista, ma tutto lasciava prevedere anche un futuro da leader, con proprie idee progettuali. Non si può dimenticare, a tale proposito, il suo concerto dedicato a Joe Henderson nel 2003, con un quartetto comprendente Rich Perry al tenore, Dennis Irwin al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria. Renee sarebbe dovuta entrare intorno alle undici, preceduta da due altre formazioni (si trattava del festival di novembre allo Sperimentale, con tre gruppi per sera), ma causa lungaggini varie non cominciò prima di mezzanotte, senza batter ciglio, e il pubblico rimase tutto lì, neppure una persona si alzò prima del previsto. D’altra parte il quartetto era fantastico, perché questa è una tipica prerogativa di Renee, circondarsi cioè sempre da musicisti top. La sua carriera, discografica e concertistica, lo dimostra in ogni momento. E questo nuovissimo disco non fa eccezione, come avrete già letto in testa. Con partner di tale livello, Renee dà vita ad una musica, interamente composta da lei, di grande intelligenza e maturità espressiva, in cui si fondono ricordi e senso della storia in brani, soprattutto quelli della suite, legati tra loro da una filosofia di fondo che rimanda alla preistoria dell’umanità e alla teoria dell’evoluzione darwiniana. Intendiamoci : questi concetti, espressi compiutamente nelle note interne, danno solo un lieve appiglio durante l’ascolto perché la musica, è stato scritto in tomi importanti dai più illustri musicologi, non trasmette valori semantici bensì emozioni e stati d’animo. Quindi cercate di liberarvi da tali congetture e ascoltate semplicemente dei brani eccellenti in cui tutti, non soltanto la leader, appaiono in grande forma, ispirati e più brillanti che mai. Apprezzo in particolare l’apporto di Steve Wilson, di cui non conoscevo la perizia da flautista, come pochi capace di penetrare negli intendimenti di chi lo guida, e di Bill Stewart, mai semplice accompagnatore, la cui arte alle spazzole procura sempre grande piacere. Ma anche gli altri due non scherzano; Steve Nelson e Peter Washington confermano la loro bravura in situazioni non standardizzate, tanto che il trascorrere degli anni sembra aver portato ulteriore giovamento ai loro strumenti. La chiusura non poteva che essere all’altezza della suite.”From Here to a Star” si basa sul giro armonico di “How Deep is the Ocean”, stupendo tema scritto da Irving Berlin, il cui titolo ricalca peraltro alcune parole di un verso del song, e Renee non tradisce passato e spirito originale in una rilettura ricca di fantasia e swing, elementi che emergono anche nell’ultimo “Goodbye Mumbai”, sorta di chiusura bop che suggella un disco elegante, dalla presa di suono splendida, e fortemente indicativo del livello raggiunto dai cinque musicisti, visto che è stato registrato “live in studio”, senza ritocchi di alcun tipo. Renee Rosnes, dopo una trentennale carriera, meriterebbe alla svelta un maggior riconoscimento critico, ma la sottovalutazione nel jazz sembra essere la regola, non l’eccezione. Godiamocela noi.

Massimo Tarabelli

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