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SCOTT HAMILTON & HARRY ALLEN “Heavy Juice” – Concord Records


 

Due campioni assoluti del mainstream si sono finalmente incontrati per un disco esplosivo, swingantissimo, solare e genuino come nella migliore tradizione. In effetti, sembra di balzare indietro di qualche decennio nell’ascoltare questi giri armonici tanto abusati, questi temi entrati nel lessico di qualsiasi musicista jazz.

 

Qui ci sono Dexter Gordon e Wardell Gray, Lester Young e Coleman Hawkins, Al Cohn e Zoot Sims, Gene Ammons e Sonny Stitt, Eddie “Lockjaw” Davis e Johnny Griffin, insomma la storia del sax tenore concentrata in otto brani. Ma credo – e spero – che conosciate già Hamilton e Allen (il secondo fresco reduce da cinque notti infuocate al club Lascensore durante l’Ancona Jazz Summer Festival del luglio scorso, dove fu anche ospite di Francesco Cafiso e Dena De Rose). Partiti da modelli comuni, in particolare Ben Webster, i due hanno sviluppato una personalità propria e riconoscibile, sebbene Allen spesso ora ricordi il più moderno Stan Getz. Scott Hamilton è stupefacente; i tanti anni di dischi e concerti non hanno minimamente usurato la tecnica, il suono e il fraseggio, che anzi mi sembrano al top della potenzialità espressiva (ma scommetto che il prossimo disco sarà un ulteriore passo avanti).

Sul più giovane Harry Allen puntano tutti gli amanti di questo modo di intendere il jazz, forse meno impegnato di tanti dischi contemporanei, ma certo più impegnativo e appagante.

E’ infine vero, come dicono le note di copertina, che qui non c’è alcuna “battaglia di tenori” ma piuttosto una “società di mutua ammirazione” per il sassofono re. E se i due volano il merito va anche e soprattutto ascritto ad una sezione ritmica tanto duttile quanto implacabile, splendida nel pianista John Bunch (altro sottovalutato o, peggio, ignorato del tutto, da aggiungere alla lunga lista dei dimenticati) e pulitissima nei ritmi.

Uno dei dischi dell’anno, da far ascoltare subito a chi continua ogni tanto a porre la sempre più ingenua domandina: “Ma che cos’è il jazz?”.

 

Massimo Tarabelli


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