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RODNEY JONES “Dreams And Stories” – Savant (1983)

 


Rodney Jones, chitarra; Kenny Kirkland, pianoforte; Marc Johnson ,contrabbasso; Jeff “Tain” Watts, batteria

 

Star Eyes /Leana’s Song / Happy Blue /The Song Is You /Blue Days, Blue Dreams / Five For The Duck /While We Dreams /Summertime /Serena /No Time For The Blues /Blues When You Need Them /Road Song

 

Di Rodney Jones si erano un po’ perdute le tracce. Protagonista degli anni ’70-‘80, quando suonava al fianco di gente come Dizzy Gillespie, Kenny Burrell (la “Jazz Guitar Band”, completata da Bobby Broom), Ruth Brown, Lena Horne ecc…, il chitarrista ultimamente ha prediletto una collocazione soul-blues magari pagante sul piano commerciale ma di certo alquanto angusta dal punto di vista artistico.  

 

Ora è appena uscito, con un ritardo francamente incomprensibile, questo bellissimo CD che ce lo ripresenta alla guida di un quartetto super e che ci permette di scoprire una sua dote che conoscevamo appena, quella di compositore. Infatti, a parte i tre-quattro standard che tutti conoscono, gli altri brani escono dalla sua penna, felicissima per ispirazione tematica e profondità espressiva. Jones ci era sempre apparso come strumentista, buon solista di derivazione “montgomeriana” e poco più; ma qui si dimostra artista di notevole sensibilità e di alto lirismo. Le sue qualità di chitarrista rimangono intatte, beninteso; il totale uso del pollice, retaggio più evidente di Wes Montgomery, gli permette un approccio più morbido, scuro e fluido nel fraseggio, anche nei brani più swinganti. Il contributo solistico di maggiore interesse è comunque fornito, e c’era da aspettarselo, da Kenny Kirkland, pianista straordinario che ci ha lasciato ben presto (nel 1998, ed era nato nel 1955) ma il cui operato, sebbene presente in un numero limitato di incisioni, rimarrà per sempre tra i più rilevanti e fecondi degli ultimi vent’anni. Lo stesso Kirkland ha consigliato Jeff Watts alla batteria, la cui fantasia ritmica esplosiva si accompagna ad una rara capacità di ascoltare gi altri. Del resto entrambi facevano parte, all’epoca, dell’indimenticabile quintetto di Wynton Marsalis. Marc Johnson è stato invece raccomandato da John Lewis, mentore ed insegnante di Rodney Jones per un paio di anni. Marc conferma a pieno le sue doti, soprattutto quella rotondità delle note che, nei tempi veloci, è quasi un marchio di fabbrica.

Eppure, nonostante tanta perizia,  i brani che preferisco sono le ballads: “Leana’s Song”, dedicato alla figlioletta, e poi “Blue Days, Blue Dreams”, una riflessione sulla vita e i suoi significati, per finire con lo struggente “Serena”, messaggio di un padre ad una figlia.

Un CD ben superiore alla media, capace di soddisfare gli strumentisti, ma soprattutto in grado di far venire qualche brivido; speriamo solo che non si confonda nella pletora di dischi, di cui molti inutili, che giornalmente invade il mercato.

 

Massimo Tarabelli

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