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ADA MONTELLANICO “Quasi sera. Una storia di Tenco” – Stampa Alternativa (2005)

CD allegato : “BlueTenco” (dal vivo a Casagrande, RE, il 22 ottobre 2005)

 

Blue Tenco /Ho capito che ti amo /Quasi sera /Se sapessi come fai

 

Ada Montellanico, canto; Enrico Pieranunzi, pianoforte; Luca Bulgarelli, contrabbasso; Walter Paoli, batteria

 

Ada Montellanico continua  il suo viaggio all’interno della poetica di Luigi Tenco con un libro che, nella sua semplicità e leggerezza (una novantina di pagine), molto ci dice sulla vita artistica di questo nostro sfortunato, mai dimenticato, cantante e compositore.

 

A Ada giustamente non interessano i pettegolezzi, i risvolti giallo-rosa, i falsi scoop che animarono la sua vita. Al contrario, grazie ad una prosa sciolta e avvincente, lei punta il mirino per lo più sugli aspetti lirici e musicali di Tenco, e analizza come questi si siano sviluppati nell’arco di un’esistenza troppo breve. Essendo lei stessa una grande cantante ed interprete (la migliore, per chi scrive, in Italia), che ha avuto il merito di riuscire a scovare nella lingua italiana i centri ritmici vitali del jazz, il mondo di Tenco non poteva rimanerle estraneo. Infatti il cantautore genovese (d’adozione) rimane il più vicino al linguaggio afroamericano che sia esistito in Italia. Sappiamo bene che suonava il sax alto da giovane, con uno stile “cool” molto vicino a Paul Desmond, ma forse non ci ricordavamo che avesse fatto parte di complessini jazz al fianco di Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè. Sulla “nuova” musica italiana, Luigi Tenco aveva pertanto idee molto chiare, troppo spesso in contrasto con la macchina discografica (a quei tempi fenomenale, con dischi che si vendevano come noccioline) e le idee allora vincenti su morale e politica. Partendo dal patrimonio nazionale e le tradizioni popolari italiane, egli auspicava un trattamento “ex novo” di melodie e armonie attualizzandole con sonorità moderne quali le atmosfere sofisticate del jazz. E poi ci sono i testi, ovviamente, lontanissimi dai climi zuccherosi e dalle rime stantie e bigotte finora imperanti, e perciò spesso censurati da Radio e Televisione di Stato. A parte le tematiche sociali, naturaliste e psicanalitiche, è il rapporto uomo-donna che prevaleva, visto attraverso lo specchio dell’incomunicabilità, che era figlia di un nuovo assetto delle classi basato sul boom industriale, sul dualismo città-campagna, su incontri fugaci in grado di scatenare passioni più fisiche e sessuali che l’amore romantico e la conseguente, tranquillizzante e ipocrita, vita borghese.

Bozzetti fragili, emozioni brevi e intense da segnare una vita intera, visti sì dalla parte dell’uomo ma in una dimensione universale che Ada, come donna e artista, non poteva non cogliere.

L’intervista finale a Gianfranco Reverberi, amico fraterno di Tenco, è un ulteriore contributo al ricordo di quegli anni, dai primi ’60 al fatale gennaio 1967, quando il cantante si suicidò durante il festival di Sanremo. Mi domando sempre, a tale proposito, cosa sarebbe accaduto della sua vita artistica e privata se invece fosse sopravvissuto oltre il 1968, dopo l’esperienza della rivoluzione sociale più importante del dopoguerra nel mondo occidentale, quando soprattutto la musica, la poesia e la cultura divennero elementi cardine del nuovo modo di pensare e di vivere.

E mi chiedo anche quale ruolo avrebbe potuto svolgere un artista sensibile come Tenco nel periodo attuale, di uno squallore senza pari. Il libro di Ada ci aiuta a superare tutti i momenti di comprensibile sconforto invitandoci a (ri)ascoltare quelle canzoni che rimarranno per sempre, sia nelle versioni originali di Luigi, sia nelle riletture, ispiratissime e innovative, della stessa cantante romana (“L’altro Tenco”, “Danza di una ninfa”,  il bel CD inedito allegato).

Un’opera, a questo punto, essenziale per il nostro arricchimento culturale e spirituale.

 

Massimo Tarabelli

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