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URBIE GREEN “The Persuasive Trombone” – Command (1960)

URBIE GREEN

“The Persuasive Trombone” – Command (1960)

 

At Last / Prisoner Of Love / Dream / I’ve Heard That Song Before /Moonlight Serenade / Stairway To The Stars / Let’s Fall In Love / My Silent Love / My Melancholy Baby / I Had The Craziest Dream /I’m Getting Sentimental Over You / I Can’t Get Started

 

Urbie Green & His Orchestra

 

Comincia, con questo disco di Urbie Green, una nuova rubrica dedicata a dischi (intendo LP) rari, da tempo fuori catalogo. Sarà anche occasione per parlare dei musicisti grandi e di quelli cosiddetti “minori”, in ogni caso oggi del tutto dimenticati, purtroppo.

 

Urbie Green è stato proprio questo: grande perché la sua maestria al trombone l’ha reso tra i più affidabili sidemen della storia del jazz, tanto da aver realizzato centinaia di incisioni, ma anche non all’altezza, dal punto di vista artistico, dei vari J.J.Johnson, Frank Rosolino, Bob Brookmeyer ecc…Eppure i suoi dischi da leader rivelano una personalità definita, e curiosamente moderna nonostante un passato da big band che tradisce in modo vistoso il retaggio di Tommy Dorsey. Dotato di tecnica scintillante e timbro pieno e rotondo, con un vibrato costante che abbellisce e attenua a anche le frasi più ardite, Green  trae ispirazione dalle storiche orchestre da ballo degli anni ’30 e ’40 (oltre a Dorsey, Glenn Miller, Artie Shaw, Harry James, Jan Savitt) , ma rende il suono d’insieme più attuale grazie alle lezioni di Woody Herman, nella cui formazione suonò per diversi anni, in sostituzione di Bill Harris. E’ facile dimenticarsi di Urbie Green quando si parla di trombonisti, ma questo vinile rappresenta un modello di musicalità ed eleganza difficilmente riscontrabile in tempi successivi.

Le esecuzioni sono vibranti e registrate in maniera eccezionale, con il suono del trombone (tra i più complicati da microfonare) che esce come forse mai nel passato. Ho evitato di elencare i musicisti coinvolti perché, pur essendo eccellenti (un nome su tutti: il baritonista Pepper Adams), svolgono essenzialmente un lavoro di sezione, con fugaci sortite solistiche. La parte del leone è tutta riservata a Green, il quale affronta il triplice compito di leader, trombonista di sezione, e unico solista con classe superiore e felice ispirazione. (Gli arrangiamenti non sono suoi, però, ma di un altro trombonista, presente in orchestra,  Bobby Byrne).

I temi, li avete letti, sono famosissimi : pur se alcuni appaiono diretti omaggi a Miller, Dorsey e James,  il resto rappresenta un esempio di jazz orchestrale  imprescindibile per il cultore e fondamentale per il collezionista. Non mi rimane che augurarvi buona caccia!

(Esortazione che non sarà più ripetuta per i titoli a venire, perché sottintesa)

 

Massimo Tarabelli

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