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AUGUSTO MANCINELLI “Tribute To Charlie Parker” – YVP (2004-2008)

AUGUSTO MANCINELLI

“Tribute To Charlie Parker” – YVP (2004-2008)

 

Anthropology /Steeplechase /Barbados /Ornithology /K.C. Blues /Marmaduke-Scrapple From The Apple /Lover Man /Confirmation /Quasimodo /Billie’s Bounce-Now’s The Time /Donna Lee

 

Augusto Mancinelli, chitarra; Roberto Rossi, trombone; Paolo Ghetti, contrabbasso; David Bowler, batteria.

 

Viene pubblicato solo ora, a pochi mesi dalla dolorosa scomparsa, l’ultimo disco del nostro, indimenticabile, Augusto “Mimmo” Mancinelli. Questa recensione non è soltanto un atto dovuto, ma assolutamente necessario in virtù della qualità della musica proposta, di livello eccellente.

 

Mimmo è sempre stato un professionista, schivo e riservato quanto volete, con le idee ben chiare su quanto stesse facendo. In un percorso artistico che l’ha visto protagonista negli “Area”, quindi accanto ad Enrico Rava, leader di propri gruppi ma anche “spalla” di lusso nei quartetti di Franco Cerri, il chitarrista ha dovunque messo in mostra tecnica di prim’ordine, fervore creativo, disponibilità anche verso mondi diversi (improvvisazioni con il batterista Tony Oxley). Negli ultimi anni si era (ri)avvicinato alla musica di Charlie Parker in cui, a suo dire, “c’era tutto” (concordo, ovviamente). E sfuggendo sempre l’imitazione e il ricalco, aveva pensato a un quartetto con trombone (la scelta non poteva che cadere su Roberto Rossi, il migliore in Italia nel leggere in chiave moderna lo stile di J.J.Johnson), contrabbasso (il fedele Paolo Ghetti), e batteria (l’americano David Bowler, molto apprezzato durante una lunga milizia al fianco di Ahmad Jamal).

Il gruppo suonò nel 2004 durante “Le Strade del Jazz” (ad Arcevia, per la precisione) e, a dicembre, entrò in sala d’incisione dove fornì versioni degli stessi pezzi più convincenti e perfezionate, all’insegna di una personalità collettiva sempre più compatta ed originale. Ci vogliono classe superiore, cultura storica, capacità di sfidare le regole; e qui i quattro si slanciano in superbe improvvisazioni, intrecci espositivi audaci e nello stesso tempo ben saldi a terra, rielaborazioni armoniche di grande raffinatezza (ascoltate con attenzione le linee parallele di chitarra e trombone nei due medley).

Ogni pennata di Mimmo è magistrale, proprio nel senso etimologico del termine, e i suoi fraseggi si distendono e si allungano secondo percorsi melodici del tutto personali.

Augusto è stato di sicuro uno dei quattro o cinque chitarristi italiani più importanti dal dopoguerra a oggi, e mi sentirei anche di allargare i confini. Il suo testamento va capito e interiorizzato : credere profondamente in ciò che si fa, unendo cuore e onestà intellettuale.

Ci mancherà per sempre.

 

Massimo Tarabelli

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