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YAKOV OKUN – “New York Encounter – Criss Cross (2010)

YAKOV OKUN


“New York Encounter – Criss Cross (2010)


Pent-Up Chaos / Kind Bug / Spillikins / Jitterbug Waltz /Eric Dolphy’s Tomb /Falling In Love Again / Plain
Jane /Giant Steps / Heaven


Yakov Okun, pianoforte; Ben Street, contrabbasso; Billy Drummond, batteria


Dopo Dmitri Baevski, ecco un altro musicista russo di notevole impatto e grandi capacità, a dimostrazione che nell’est europeo il jazz gode di ottima salute. Okun non è giovanissimo, ha infatti trentotto anni, e può vantare una carriera ricca e “nascosta”, per ovvi motivi. Figlio di un pianista jazz, ha avuto una preparazione classica (“Ma non ho mai voluto essere solo un interprete; all’esame di ammissione portai una mia versione di One For Helen di Bill Evans”) e un’ampia frequentazione di jazzisti americani free-lance, come Lew Tabackin, Eddie Henderson, Johnny Griffin, Alex Sipiagin, Gary Smulyan, Jeremy Pelt, e molti altri. La vasta discoteca del padre ha costituito poi il supporto sonoro necessario alla sua crescita di pianista originale, in cui echi di Monk, Evans, Hancock, Jaki Byard e di chi altri volete voi si piegano alla devozione verso Eric Dolphy, suo vero idolo (“un santo”, addirittura). Pianismo di estremo interesse, quindi, fresco e originale, basato sempre su un terrificante senso dello swing, che due rocce come Street e Drummond assecondano con formidabile mestiere (ascoltate bene, e più volte, Spillikins, un blues ispirato ai primi lavori post-bop di Ornette Coleman). Certo, per un pianista di così larghe vedute, iniziare la carriera nei locali moscoviti del dopo-glasnost, dove il pubblico formato in gran parte da malavitosi richiedeva a gran voce solo i temi più conosciuti come “ New York, New York” e “Strangers in the Night” , dovrebbe essere stato ben umiliante. Il tempo però è galantuomo, come si suol dire, e bene ha fatto Gerry Teekens ad accorgersi di lui e permettergli di sfoderare un disco in trio come questo, mai fermo su posizioni acquisite, che invoglia sempre ad andare avanti, brano dopo brano. Okun mette in vetrina tecnica e frasi stupende, memori della lezione anche di un Tristano, sfrutta tutta la tastiera, alterna tempi dispari ed intricati a risoluzioni swing, in altre parole rischia dovunque, ma non dimentica le basi vere del linguaggio jazzistico.


Anche la scelta del repertorio stuzzica la curiosità : una ballad come “Falling In Love Again”, che Marlene Dietrich cantò nel memorabile film “L’angelo azzurro” di Josef Von Sterberg, non si ascolta praticamente mai, e anche “Plain Jane”, che Sonny Rollins incise nel suo “Volume 1” per la Blue Note, è raramente eseguito. Yakov mantiene una concentrazione costante, e il suo pianismo non mostra cedimenti espressivi , nemmeno nella solitudine di “Heaven”, che Duke Ellington scrisse per il suo secondo Concerto Sacro.
D’altronde i suoi compagni lo assecondano perfettamente, rivelandosi non certo meri comprimari, ma una sezione ritmica coesa e parimenti responsabile dell’esito artistico di questa seduta, veramente di alto livello.


Attenzione a questo nome, dunque, e lasciate perdere i molti bluff che il mercato ci propina in continuazione.


Massimo Tarabelli

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