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Luca PECCHIA / Mike MELILLO

LUCA PECCHIA – MIKE MELILLO

LUCA  PECCHIA – MIKE  MELILLO

“Tria – ana – tone” – Notami (2014)

How Long Has This Been Going On? /Jerky / Tri-ana-tone /It Might As Well Be Spring /Mr. Lucky / What’ll I Do / Embraceable You / Lotus Blossom / The Booze in Twelve Bar / Serenade To Sweden

Luca Pecchia, chitarra; Mike Melillo, pianoforte

Mike Melillo, classe 1939, suona magnificamente in questo disco, registrato al Teatrino Campana di Osimo in assenza di pubblico, tanto da confermare una statura di musicista già ben conosciuta ai jazzofili. Artista nella piena maturità, Mike si gode il suo passato glorioso (Chet Baker, Sonny Rollins e Phil Woods fra tutti) e lo utilizza come sfondo di riferimento ad una poetica quanto mai ricca di musicalità e lirismo, in cui i tanto amati standard, dalla bellezza melodica ancora ineguagliata, si affiancano ad originali di notevole presa e molto coinvolgenti per il solista nel loro sviluppo armonico.
Di Mike si conosce benissimo anche la sua idiosincrasia verso la crudele competitività americana, così radicata da averlo indotto a preferire l’ Italia, Macerata per la precisione, dove abita da molti anni con la sua passione di una vita.
Jazz senza compromessi, quindi, e a noi perciò estremamente gradito. Il suo pianismo riflette echi bebop, mainstream, ma soprattutto un’eleganza di fraseggio tutta sua, pur ricordando qui e là altri illustri maestri, come Hank Jones, Barry Harris, Tommy Flanagan. Pianisti fuoriclasse in ogni contesto, ma che in situazioni intime, il solo o il duo, trovano le condizioni per esprimersi al massimo, per riuscire a comunicare a chi ascolta tutto il loro mondo interiore.
Luca Pecchia si rivela, a tal fine, compagno ideale. Chitarrista sopraffino e di vasta cultura specifica, Luca è musicista a tutto tondo, infatti ama anche comporre, arrangiare ed insegnare. Padrone di una sonorità calda e pulita, Luca ha evidente modello in Jim Hall, almeno in questa situazione, ma in filigrana ascolto tracce di una precisa linea di chitarrismo bianco che dominò negli anni ’50, Mundell Lowe, Barry Galbraith, Chuck Wayne, Billy Bauer, soprattutto nel brano che dà il titolo al CD, uscito dalla sua penna, e che fa tornare alla mente i lavori di George Russell.
Tra Luca e Mike il rapporto è paritario; i due dialogano in contrappunto, gli assolo si rincorrono senza mai perdere un grammo di lucidità, e Luca ama accompagnare talvolta non ad accordi, ma a note singole, trattando il suo strumento come un contrabbasso e infondendo all’economia del brano, in tal modo, un ulteriore apporto di swing. In giornata di grazia, i due non potevano esimersi dall’uscire in solitudine. Mike affronta “Embraceable You”  e Luca entra nel mondo ellingtoniano con “Lotus Blossom” di Billy Strayhorn. Sono due versioni mirabili che si inseriscono con leggerezza in un programma prezioso, in cui mi piace sottolineare la presenza di alcune perle oggi raramente eseguite, come “Mr. Lucky” di Henry Mancini e “What’ll I Do” di Irving Berlin. Anche i pezzi composti da Melillo sono eccellenti. Conoscevamo già “Jerky”, basato sul giro di “Cherokee”, ma ci ha colpito anche “The Booze”, un blues classico che non dovrebbe mai mancare nel bagaglio di un vero jazzista. La chiusura è affidata ad un altro brano straordinario e poco battuto di Duke Ellington, scritto nel 1939 in occasione di una tournee in Svezia, e in seguito esaltato dalla voce incantevole di Alice Babs; ma qui, a mio modesto parere, i due optano per un arrangiamento “basiano”, con Pecchia che accompagna alla Freddie Green, che snatura il tipico “mood” di Ellington e spoglia il pezzo da quel forte sentimento, misto di malinconia e tenerezza, sul quale si basa (si tratta pur sempre di una “serenata”). Comunque, ciò non incrina affatto la qualità complessiva di una musica il cui valore, in tempi così miseri e miserevoli, ci appare più che mai irrinunciabile.

Massimo Tarabelli

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