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C’è GIL, e le Muse si mettono a ballare

di CLAUDIA GENTILI


Ancona

Magliette verde-oro, bacino sciolto e entusiasmo stellare. Poche volte si erano viste le Muse così. Calde , bollenti, trascinate da entusiasmo incontenibile. C’era “todo o povo brasileiro de Ancona” domenica sera alle Muse per cantare e soprattutto ballare con Gilberto Gil. Il gioiello di chiusura dell’Anconajazz Summer Festival 2005, rassegna di Spaziomusica che tornerà l’anno prossimo alle Muse nella terza settimana di luglio. Due percussionisti su due pedane cariche di strumenti, Marcos Suzano (elettroniche) e Gustavo di Dalva (acustiche). A sinistra Cicero Assis con fisarmonica e tastiere. A destra le chitarre, banjo e mandolino di Sergio Chiavazzoli. Al centro lui, il travolgente tropicalista Gilberto Passos Gil Moreira, 63 anni. Entra sul palco saltellando a ritmo di musica in uno di quei passi di danza tipici dell’esultanza brasileira specie nel futbòl, stende le braccia, le gambe flessibili. Che effetto farebbe vedere qualche ministro italiano in una situazione simile? Perché quel vitalissimo uomo sul palco, dread legati in una coda, è il ministro della cultura brasiliana. Ma del suo ruolo istituzionale in questo mese di tournée che in Italia ha toccato solo 5 città non ne vuole sapere. In questo mese Gil è il cantante, il musicista. È il sorriso della musica che abbatte le frontiere. Una miscela di blues, samba, country, bossa nova, reggae, tango, rock, jazz, canto carnatico indiano, quello maghrebino. Gioia. Emozioni tangibili nel corpo dei presenti. Chi muove le ginocchia, chi i piedi, chi oscilla la testa. Chi sfoga anche il bacino restando seduto e chi senza timore si alza in piedi e balla. Al momento dei bis molti hanno lasciato le poltrone Frau per scatenarsi a lato palco. Posseduti dalla musica vitale. Dal ritmo. Sul palco Eletroacustico, così si chiamano il tour e l’ultimo cd, ci sono percussioni tradizionali come surdo, tambourine, timbau, berimbau ma anche sampler, oscillatori e altre diavolerie elettroniche. Gil e la sua chitarra dialogano con tutti cantando Aquele abraco, Refavela, Chuck Berry Fields Forever, Xodò, Não Chore Mais (cover di No woman, no cry). Toccante La lune de Gorée, luna di schiavi e dolore, <scritta da me, da Capinan e da due hostess che ci hanno corretto il francese> racconta Gil scatenando la risata del povo brasileiro e le domande di chi non mastica il portoghese. In Imagine, la sua voce sale in alto brillante, poi riscende sulla frase finale “and the world will leave as one”. One. One ripete Gil, indice alzato. È questo il messaggio che continua a portare in giro per il mondo con la sua musica di denuncia sociale. “This is my message to you” canta nella cover di Three little birds di Bob Marley. Finale coinvolgente con <due canzoni lente e una più… – cerca il termine esatto Gil – calorosa>. “Te amo” gli gridano dalla platea. Lui sorride e attacca la bellissima Drão. Il pubblico si zittisce. Poi riesplode nel terremoto percussivo di Soy Loco Por Ti, América. Finale interrotto da qualche fischio alla comparsa sul palco di sindaco di Ancona, presidente della Provincia e assessore alla cultura della Regione per la consegna della medaglia del teatro delle Muse. <Obrigado> ringrazia Gil. Poi riprende a cantare, a far cantare il pubblico adrenalinico prima di salutarlo. Gil si è poi ritirato al Palace per una doccia, qualche autografo (cena da Strabacco prima del concerto). Intorno alle 2 è poi risalito sullo sleeping bus che lo ha portato a Nizza per lo show di stasera.


fonte:Il Messaggero (del 26/07/05)

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