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CARLOS FRANZETTI “Ricordare” – Sunnyside (2018)

Ricordare/ B.A. Express/ Sausalito/ Promenade Sentimentale/ When You Wish Upon A Star/ Danny Boy/ L’amour est bien plus fort que nous/ Allison’s Dance/ Over the Rainbow/ Song Without Words

Carlos Franzetti, pianoforte; David Finck, contrabbasso; Eliot Zigmund, batteria

Nato a Buenos Aires, classe 1948, Carlos Franzetti è un grande musicista a tutto tondo, forse non ancora molto conosciuto nel nostro Paese. Compositore prolifico che opera nel campo della musica classica, nel tango (ovviamente…), nelle colonne sonore, nella produzione, nell’arrangiamento, in carriera ha collaborato soprattutto con Paquito D’Rivera, ma anche con Steve Kuhn, e addirittura me lo sono trovato nella sezione ritmica del cantante Jackie Paris in un vecchio disco per la Audiophile. Sì, perché oltre a queste doti, Franzetti è anche uno straordinario pianista, che qui emerge in tutte le sue potenzialità. Già la copertina può rendere l’idea della musica incisa, specchio in cui si riflettono sensazioni crepuscolari, tenue e delicate, ma al contempo profonde e vigorose, al servizio di un “voicing” collettivo ammirevole. Il repertorio è diviso fra brani originali e altri tratti da colonne sonore, ogni volta arrangiati in modo diverso. Se “Ricordare” (di Ennio Morricone, tratto dal film “Una pura formalità”, di Giuseppe Tornatore) colpisce per la scelta di un tempo lentissimo, in cui la melodia ha modo di risaltare in tutta la sua bellezza, ecco che i successivi due titoli sono affrontati con uno swing più accentuato e con un ritmo di bossa. Si torna alla ballad con “Promenade” (di Vladimir Cosma per il film “Diva”), altro tema suggestivo di cui rammento una versione celebre, quella di Chet Baker nell’album “Plays Vladimir Cosma”, e poi si cambia ancora atmosfera con “When You Wish Upon a Star” (dal film “Pinocchio”, Oscar per il miglior song originale), inaspettatamente affrontato a tempo veloce. Il seguente tradizionale “Danny Boy” entra nel mondo latino, mentre “L’amour” (di Francis Lai, dal film “Un uomo e una donna”) è un tema alternativo a quello ben più famoso del film, ma di sicuro più interessante, tanto che nei suoi 10 minuti di lunghezza, si sviluppa in situazioni imprevedibili. Infine, con “Allison’s Dance” si torna alla bossa, ma finalizzata all’esposizione perché poi il tempo degli assolo è un sostenuto 4/4. Il disco si chiude con due pezzi per solo piano, splendidi per nitore d’esecuzione e compostezza stilistica.

Se la prova di Franzetti è superlativa, altrettanto si deve dire per gli altri due musicisti che lo affiancano. Conosciamo Finck da parecchio, molti sono infatti i dischi in cui lo abbiamo potuto apprezzare (cito alcuni nomi: Steve Kuhn, Claudio Roditi, Andre Previn, Liza Minnelli, Sheila Jordan, Karrin Allyson), ma qui il suo strumento canta, tanto è naturale il suono, captato in modo così perfetto che se chiudete gli occhi vi sembrerà di averlo di fronte (sempre che abbiate, come spero, un impianto all’altezza…). E Zigmund conferma, forse ancor di più come i grandi vini invecchiati, le sue eccelse qualità di fine accompagnatore, del resto non si sta dietro a Bill Evans o a Michel Petrucciani per caso. Soffermatevi sui suoi due soli in “B.A. Express” e “L’amour”, e godete quello che un vero artista riesce a dire senza funambolismi o esercizi ginnici di sorta.

Questo è il jazz che adoriamo, senza trucchi, che parla diretto al cuore e capace di emozionare, almeno per quanto mi riguarda, più di qualsiasi altro linguaggio contemporaneo.

Massimo Tarabelli

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