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CHARLIE PARKER “The Savoy 10-inch LP Collection” (Craft – Concord; 2020)

Questa non è, non può essere, una recensione. Di fronte a tali capolavori assoluti, su cui sono stati scritti innumerevoli libri, articoli e saggi in ogni parte del mondo, bisogna solo inchinarsi e riflettere. Credo, e spero, che chi legge queste righe li possieda già. Ma un plauso a chi ha pensato ad un’operazione del genere va fatto. Nel centenario della nascita di Parker, evento che sarà onorato dovunque, una major – perché così è oggi la Concord, distribuita peraltro da un colosso come la Universal – ha deciso di pubblicare un box di 4 extended playing a 10 pollici, riproducendo esattamente copertine e contenuti della prima edizione originale degli anni ’40. Sembrerebbe un’assurdità, in un momento storico in cui prevale la musica “liquida”, priva di qualsiasi supporto fisico, ideale per decerebrati ambulanti. Ma qualcuno – sia benedetto! – si è ricordato che ancora esistono persone che amano toccare e vedere, oltre che sentire, perché sanno bene che la musica è cultura a tutto tondo, e quindi progetto artistico, grafica, design, note critiche ecc.
A quale acquirente è rivolto quindi un cofanetto del genere? Non certo alla massa. Ripeto, non credo che esista appassionato di jazz che non abbia in discoteca le incisioni Savoy (ma anche Dial e Verve) di Parker, addirittura complete. Cioè con la presenza delle “alternate takes”, fondamentali nello scoprire la fantasia smisurata di Bird, in grado di inanellare improvvisazioni del tutto diverse sullo stesso pezzo. Qui, per ovvie limitazioni di spazio, troverete solo una singola versione di ogni tema, perché così era la prassi.
Nel 1945 Parker effettua per la Savoy le sue prime registrazioni in studio, che si concluderanno nel 1948, intervallate dalle incisioni per la Dial di Ross Russell (altrettanto fondamentali). Al suo fianco il fior fiore del bebop, vale a dire Miles Davis, Dizzy Gillespie, Max Roach, Bud Powell, John Lewis, Duke Jordan, e i brani, citiamo a caso Billie’s Bounce, Donna Lee, Ko-Ko, Half Nelson, Now’s The Time, Cheryl, Milestones, Parker’s Mood, Confirmation, Barbados, Ah-Leu-Cha, sarebbero diventati standard entrati nel repertorio di qualsiasi jazzista, non soltanto altista, base di studio imprescindibile.
Tornando al profilo del compratore, esso riguarda essenzialmente il collezionista, ma anche l’esteta, chi apprezza le cose belle e ben fatte come questa. Il box, in effetti, è splendido. Un cartone spesso e lucido come un forziere per gioielli – forse troppo rigido, l’estrazione dei singoli dischi, anche interni, è un pochino difficoltosa – racchiude i vinili in formato ridotto, così come erano diffusi in quegli anni, prima dell’avvento del normale long-playing, e un booklet con nuovo commento di Neil Tesser, giornalista vincitore di un Grammy, arricchito da alcune foto d’epoca (una è meravigliosa, a tutta pagina con Miles sorridente, evento piuttosto raro). Il suono, infine, è stato opportunamente restaurato e rimasterizzato per cui, se disponete di adeguato impianto e chiudete gli occhi, sembrerà proprio che Bird stia suonando dentro la stanza.
“New Sounds in Modern Music”, così si intitolavano i quattro dischi, e in effetti di rivoluzione e avanguardia pura si trattava. Un messaggio per il futuro, afferma il sassofonista Chris Potter; ma a me piace di più ricordare l’uscita, da incidere sul marmo, di Miles Davis: “Il jazz è solo quattro parole: Louis Armstrong, Charlie Parker”.
Buon (ri)ascolto!

Massimo Tarabelli

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