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KARRIN ALLYSON – “Many A New Day” – Motema (2015)

KARRIN  ALLYSON

“Many A New Day” – Motema (2015)

Oh, What a Beautiful Mornin’ / Many a New Day / Happy Talk /I Cain’t Say No / I Have Dreamed / Out of My Dreams / Bali Ha’i / When I Think of Tom – Hello Young Lovers / We Kiss in a Shadow / You’ve Got to Be Carefully Taught / Something Wonderful / The Surrey with the Fringe on Top / Something Good / Edelweiss

Karrin Allyson, voce; Kenny Barron, pianoforte; John Patitucci, contrabbasso

Con questo disco Karrin Allyson è arrivata seconda nell’ultima edizione dei Grammy Awards. So che lei è rimasta piuttosto scontenta di tale risultato, ma senza entrare nel merito di questo piazzamento, dico subito che la musica che qui ascolto è di grandissima qualità, ricercata ed elegante, di totale soddisfazione per chi è appassionato di jazz vocale. Ed è facilmente all’altezza delle prove precedenti della Allyson, cantante  intelligente e di gran gusto, che antepone sempre la musica a qualsiasi esigenza personale. Non ricordo un suo disco senza una precisa progettualità, tanto che quel “Ballads-Remembering John Coltrane”, inciso per la Concord nel 2000 e ricalcante l’omonimo disco per la Impulse del grande sassofonista, rimane secondo il mio parere uno dei titoli di maggior valore degli ultimi decenni. Certo che questo “Many A New Day” è riservato a palati molto sofisticati, parecchio lontano da obiettivi commerciali e da suoni accattivanti. Partiamo dal repertorio : benissimo la scelta del compositore omaggiato, Richard Rodgers, ma non aspettatevi le song più note con i versi di Lorenz Hart, piuttosto la Allyson opta qui per i temi scritti con Oscar Hammerstein II, composti essenzialmente per film musicali e musical tra gli anni ’40 e ’50. Opere allora di grande successo, e tuttavia molto meno frequentate nei tempi successivi, con melodie magnifiche e spesso da riscoprire. Karrin attraversa “Oklahoma!”, “South Pacific” (riproposto in tempi recenti anche dal quartetto di Harry Allen e Joe Cohn per l’etichetta Arbors), “The King and I” e “The Sound of Music” con una leggerezza ed  un ‘urgenza espressiva, come si dice, uniche, anche perché Barron e Patitucci si rivelano perfetti compagni di viaggio, ispirati e coinvolti al massimo in un repertorio che, comunque, ha “fatto” la musica popolare americana. Così ci muoviamo da un song all’altro con la consapevolezza di riascoltare qualche brano già battuto in versioni nuove, e rese ancor più belle da arrangiamenti (scritti dalla stessa Allyson) essenziali, asciutti, senza smancerie e tuttavia di grande lirismo e, quando ci vuole, del sano swing e scat (“Happy Talk”, “Surrey”); ma anche epifanie di tesori nascosti, ballad profonde, song preziosi che il tempo non sconfiggerà mai. Personalmente, ho apprezzato alla grande “I Have Dreamed”, uno dei motivi più suggestivi che esistano, “Hello Young Lovers”, “We Kiss in a Shadow” (immortalato da Sonny Rollins nel capolavoro “East Broadway Run Down”), e i meno conosciuti “Many a New Day”, Something Wonderful”, “Out of my Dreams” (con un eccellente assolo di Patitucci), e ne dimentico altri, perché il livello, altissimo, è costante. Mi piace sottolineare, a tal proposito, la produzione di Michael Leonhart, figlio del contrabbassista Jay, uno dei più stimati esponenti di questo mondo canoro, abitato da cabaret singer, canzoni d’autore, situazioni minime condivise con gente del calibro di Blossom Dearie, Barbara Carroll, Meredith D’Ambrosio, Barbara Lea, Mark Murphy e tanti altri. Michael conosce quindi benissimo la materia, e dalle note si evince che, accanto a Karrin, ha in cantiere altre idee da sviluppare. Insomma, cercate questo disco di non facile reperibilità, e comunque, se non avete altro della Allyson, procuratevi tutto quello che trovate per i motivi già detti all’inizio della recensione. E chi poi ha avuto la fortuna di sentirla dal vivo all’università di Ancona nel 2009, non può averla dimenticata di sicuro.

Massimo Tarabelli

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