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DENA DE ROSE – MARVIN STAMM

“The Nearness Of Two”  –  GoFour (2006)

There Is No Greater Love /Corcovado /How Deep Is The Ocean /In The Glow Of The Moon /I’m Old Fashioned /Imagine /Straight, No Chaser /The Nearness Of You /Joy Spring

Dean DeRose, pianoforte, canto; Marvin Stamm, tromba, flicorno

Siamo particolarmente orgogliosi di questo disco, perché costituisce l’unico documento sonoro di un duo prezioso e insostituibile, appassionante e creativo come pochi.

Dena è ben nota ai jazzofili anconetani, fin dalla sua prima apparizione allo Sperimentale nel 2001, quando aprì la serata al quintetto di Dave Holland. Fu un trionfo: la cantante e pianista era agli inizi di carriera e già aveva il potere, raro, di catturare il cuore degli spettatori. Poi intervenne per tre mitiche “notti” durante la prima edizione del Summer Festival (2004), e infine nella scorsa edizione, in cui ideammo questo duo inedito ma pertinente per comuni orizzonti espressivi. Marvin Stamm è figura leggendaria del jazz moderno. La sua tromba compare in centinaia di dischi, soprattutto in big band famosissime, e i suoi assoli, per swing e timbro, mi fecero credere a lungo che fosse nero, un po’ come era accaduto per Pepper Adams. Ora, nella piena maturità e con una vita integerrima dal punto di vista professionale, Marvin è uscito allo scoperto, tanto da guidare piccole formazioni (duo e trio con il pianista Bill Mays) e un quartetto straordinario (occhio all’edizione 2008 de “Le Strade del Jazz”…).
La storia di questo concerto al Ridotto delle Muse, e della sua relativa registrazione, è ben descritta dallo stesso Marvin nelle note di copertina, con una fluidità di scrittura da cui traspare il profondo amore per il jazz e il rispetto per la sua collega, che non aveva mai ascoltato prima, né dal vivo né su disco, ma di cui conosceva le doti, magnificate nel giro dei musicisti che “contano”. Una volta individuati la scaletta e qualche “appuntamento” il più era fatto.
E il risultato è incredibile: i due dialogano, si sostengono, si trovano con una facilità che sembra frutto di una lunga frequentazione. Eppure non è affatto così, è soltanto il “miracolo” del jazz che si ripete ogni volta che i protagonisti sono fuoriclasse, come in questo caso.
Dena dà il meglio di sé anche dal punto di vista strumentale (“There Is No Greater Love”, “Straight, No Chaser”), ed è sublime quando canta, con un pathos interpretativo che, al momento, non possiede nessun’altra (o altro, è lo stesso). Fate girare le ballad nel silenzio della vostra sala, e un brivido vi scorrerà nelle vene. Anche la (fin troppo) abusata “Imagine” ritrova linfa vitale e smalto nei mirabili controcanti sordinati di Marvin Stamm. Il quale, dalla sua parte, affronta il concerto con una sicurezza di mezzi tale da renderlo un vero poeta dello strumento, come furono Chet Baker e Clifford Brown, la cui “Joy Spring” chiude una serata indimenticabile, per cui non vale spendere altre parole.
Ascoltate, e basta, questo piccolo capolavoro di serenità e bellezza.

Massimo Tarabelli

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