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ALFREDO FERRARIO – BEPPE FORNAROLI

“Dialogues” – Sweet Clarinet (2013-2015)

You Must Meet My Wife /Sambau Sambau /Manoir De Mes Reves /I Remember Diz /Django For Peace /Change Partners /Sabìa /The Night Has A Thousand Eyes /Beija Flor /They Say It’s Wonderful /Contigo En La Distancia

Alfredo Ferrario, clarinetto; Beppe Fornaroli, chitarra classica

Che Alfredo Ferrario fosse un musicista superiore lo intuimmo fin dalla prima volta che ci capitò d’ascoltarlo, nel 2003, durante un concerto di “Blue Napoli” con ospiti, sul cortile dell’Hotel Emilia. Da allora lo invitammo altre volte nelle nostre rassegne, ricordo ad esempio il tributo a Louis Armstrong (da cui poi nacque un importante disco in duo con Rossano Sportiello), a Hengel Gualdi (accanto ad un altro gigante come Gianni Sanjust) e, quando Scott Robinson ci chiese un clarinettista per dar vita al suo concerto di jazz tradizionale, il pensiero volò immediatamente a lui. Alfredo è imbevuto di jazz classico, conosce il “Great American Songbook” come pochi altri, e dall’alto di una tecnica cristallina nobilita qualsiasi contesto. Ma questo disco ci ha sorpreso e colpito forse oltre le aspettative. Perché l’incontro con un chitarrista immerso totalmente nell’universo brasiliano qual è Beppe Fornaroli avrebbe potuto portare a qualche intoppo culturale; invece i due si trovano a meraviglia, dialogano sul filo delle emozioni e della poesia, e l’incanto si raggiunge ben presto, fin da quel magnifico bozzetto iniziale uscito dalla penna di Stephen Sondheim (molto superiore, a mio modesto parere, del tanto eseguito “Send In The Clowns”).

Beppe è stato partner di Barbara Casini per decenni, lo sappiamo bene, e la sua maestria alla classica è piegata costantemente verso un accompagnamento prezioso e di ricca bellezza armonica, sempre pervaso da relax ed eleganza nel voicing.

Visto che concisione e sobrietà sono parole d’ordine per il disco, tanto che la sua durata, quaranta minuti appena, ne è prova evidente, vado anch’io poco oltre. Sottolineo soltanto la mano felice nella scelta del repertorio, in cui figurano brani di Jobim, di un altro splendido clarinettista come Paquito D’Rivera in onore di Dizzy Gillespie, di Django, di Irving Berlin, insomma scoprite voi stessi questa musica e godetevi ogni traccia fino in fondo, perché qui non c’è proprio nulla, neppure una nota, da scartare. Peccato, ma non sono affatto stupito visti i tempi che corrono, che il CD sia quasi introvabile, dato che è autoprodotto e venduto (spero solo per il momento) direttamente da Ferrario durante i suoi concerti. Quindi non perdete occasione di andarlo ad ascoltare dal vivo: scoprirete un grande artista ancora troppo sottovalutato e, alla fine, avrete in mano una perla con due fuoriclasse in stato di grazia, roba da pelle d’oca (almeno a me è venuta!).

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