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FRANK KIMBROUGH "Lullabluebye" – Palmetto Records


 

Frank Kimbrough non è certo l’ultimo arrivato nel mondo del jazz, ma soltanto in anni recenti è riuscito ad emergere dalla massa di pianisti che suonano e incidono a New York in virtù di una poetica personale sempre più precisa, coerente e matura. La sua musica elude qualsiasi stilema bop, post-bop o mainstream e tuttavia non ripercorre nemmeno i sentieri battuti del free e dell’improvvisazione collettiva. Dotato di splendida tecnica e tocco nitidissimo, Kimbrough ha assorbito le influenze di Paul Bley per la costante presenza della melodia, di Annette Peacock per l’uso di certi intervalli e dello spazio, e poi di Andrew Hill e Jason Moran per l’alternanza di strutture “aperte”, libere, a momenti di estremo controllo della materia.

Accanto a Ben Allison, eccellente bassista e compagno in varie altre formazioni (Herbie Nichols Project, Still Evolved di Ted Nash per esempio) e lo straordinario Matt Wilson, forse il più completo batterista in circolazione, il pianista ha messo in piedi un trio dal profondo interplay che evita il più possibile soluzioni note e strasentite per collocarsi in una dimensione veramente creativa, dove il risultato finale conta più dell’apporto dei suoi esecutori.

I brani non lamentano alcun cedimento espressivo e sono tutti originali, a parte lo standard – si fa per dire – “You Only Live Twice” (sì, proprio la canzone del film di James Bond), che Kimbrough rilegge, e c’era da aspettarselo, in maniera sorprendente.

Un disco di qualità superiore, che ben preannuncia il prossimo tour invernale del gruppo (e qui vi do la succosa anteprima che i tre suoneranno nell’edizione 2005 de “Le strade del Jazz”: occhio al nostro sito!).

 

Massimo Tarabelli


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