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ROBERTO DEMO “Sono un Bluff” – Abeat (2004)

ROBERTO DEMO

“Sono un Bluff” –  Abeat (2004)

 

Roberto Demo, canto

Luigi Martinale, pianoforte

Yves Rossignol, contrabbasso

Paolo Franciscone, batteria

 

Sono un bluff /Normalità /Qui e ora /Ballata della moda /Nel fuoco /Sweet Marta /Mille volte ancora /Su e giù /La porta /Puntini puntini

 

Torna, dopo un silenzio di tre anni, il cantante Roberto Demo, con un’opera che ne definisce più accuratamente direttive e orizzonte stilistico. 

 

Già “La Porta” ci aveva convinto delle sue qualità, in primo impatto una notevole plasticità vocale che gli permette di superare agevolmente le trappole ritmiche e sillabiche della lingua italiana, e poi una poetica personale piuttosto rara dalle nostre parti. Ricordo che me ne parlò, benissimo, Ada Montellanico. Là Roberto si districava in un fondale scarno e essenziale, dalla voce sola al duo con pianoforte (Palmino Pia) o sax tenore (Emanuele Cisi) senza basso e batteria. Qui invece troviamo una più tradizionale sezione ritmica, dove peraltro tutti i componenti si dimostrano all’altezza della situazione, specialmente Martinale, capace di sostenere con sapienza giri armonici abbastanza lontani dai soliti standard.

Demo ha infatti compiuto una scelta precisa, senza ritorno: cantare esclusivamente in italiano brani originali che guardano alla tradizione della canzone “alta” d’autore e al linguaggio jazzistico più genuino, cioè swing, pronuncia, timbri e così via.

Ascoltando questi pezzi, musica e testi (storie comuni di gente comune che si sforza di capire la realtà) pensiamo a referenti diversi, ma stiamo sempre dalla parte del jazz, con frequenti assolo di piano e contrabbasso, alternanza di tempi veloci e ballad, lo scat agilissimo di Demo che, evidentemente, tanto ha sentito e assimilato.

Siamo di fronte indubbiamente ad una personalità di notevole spessore, la cui musicalità offre spunti di piacevolezza ad ogni ascolto ripetuto, dal brano che dà il titolo all’album, vero tour de force vocale, allo swing bruciante di “Mille volte ancora” e “La porta” (qui riproposto in freschissima versione), passando per ballad di forte presa melodica (la magnifica “Su e giù”) e fino al beffardo, ironico, “Ballata della moda” di Luigi Tenco, forse il vero e autentico archetipo di questo mondo espressivo.

Un cantante da sentire assolutamente se si vuole avere un panorama completo del canto jazz in Italia: appuntamento a Lascensore di Ancona,  ormai punto di riferimento importante per il jazz in città.

 

Massimo Tarabelli

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