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GERALD WILSON ORCHESTRA “In My Time” – Mack Avenue (2005)

GERALD WILSON ORCHESTRA

“In My Time” – Mack Avenue (2005)

 

Sax Chase / The Diminished Triangle: Dorian – Ray’s Vision at the U – Blues For Manhattan /Lomelin /A.E.N. /Musette /So What /Love For Sale /Jeri

 

Jon Faddis, Frank Greene, Jimmy Owens, Jeremy Pelt,  Eddie Henderson, Mike Rodriguez, Sean Jones, trombe; Benny Powell, Dennis Wilson, Douglas Purviance, Luis Bonilla, trombone; Kamasi Washington, Ron Blake, sax tenore; Steve Wilson, Jerry Dodgion, Dustin Cicero, sax alto;  Gary Smulyan, sax baritone; Renee Rosnes, pianoforte; Russell Malone, chitarra; Peter Washington, contrabbasso; Lewis Nah, batteria; Gerald Wilson, direttore e arrangiatore

 

Siano sempre più benedette le piccolo etichette indipendenti, le uniche ormai ad investire sul jazz e a proporre non soltanto forze giovani e nuove, ma anche personaggi storici e anziani con ancora molte cose da dire. Le major da tempo hanno abdicato, tanto da non stampare più alcuna novità e seppellire i loro fondamentali cataloghi sotto la spessa coltre dell’abbandono.

 

Mancanza di cultura da denuncia,  a cui aggiungerei anche una sottovalutazione economica dato che il passato si venderà sempre (qui comunque non è il caso di soffermarsi sul futuro plumbeo della musica registrata).

Gerald Wilson, dunque. Ascolto ogni suo disco con malcelata gioia e immenso piacere. Ormai vicino alla novantina (e già…), il sempre sorridente Wilson si è fatto le ossa con Jimmy Lunceford, dove sostituì il grande trombettista e arrangiatore Sy Oliver, e via via ha attraversato tutte le fasi del jazz moderno. Il suo orizzonte espressivo è quanto mai vasto e personale. La scrittura tiene conto dei solisti a disposizione, alla stregua di Duke Ellington, e le sezioni schioccano come Count Basie, il tutto al servizio di una tavolozza impressionista che rimanda a Gil Evans e alla musica europea di inizio ‘900. E poi c’è l’amore per la Spagna e le corride, che Wilson trasporta con mano felice nel Sudamerica. Insomma uno scrigno di spunti tematici inesauribile che fa leva su uno swing formidabile e vitalissimo. I suoi dischi per la Pacific Jazz ,  sempre più rari e costosi sul mercato dell’usato, appaiono ancor oggi di una freschezza invidiabile (perché la EMI non li pubblica? Torniamo al discorso iniziale…) e meno male che possiamo disporre dei suoi ultimi lavori, che non fanno altro che ribadire prerogative e qualità straordinarie.

In questo recente disco i temi sono bellissimi, i soli altrettanto convincenti (ma avete visto bene che razza di musicisti sono coinvolti?) e non è possibile trovare un momento di stanca. Da sottolineare la suite “Dimished Triangle” commissionata a Wilson nel 2005 e che, nelle sue tre parti, esplora le possibilità armoniche di tre accordi diminuiti.

L’ultimo, vero e autentico, maestro rimasto in circolazione.

 

Massimo Tarabelli

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