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GIACOMO GATES – “The Revolution Will Be Jazz – The Songs of Gil Scott-Heron” – Savant (2011)


“The Revolution Will Be Jazz – The Songs of Gil Scott-Heron” – Savant (2011)

Show Bizness / This Is A Prayer For Everybody To Be Free / Lady day and John Coltrane / Legend In His Own Mind / Madison Avenue / Gun / Winter In America / Is That Jazz / New York City / It’s You World

Giacomo Gates – voce
John Di Martino – pianoforte
Tony Lombardozzi – chitarra
Lonnie Plaxico – contrabbasso
Vincent Ector – batteria
Claire Daly – sax baritone, flauto

Confesso di aver ascoltato poco o nulla della produzione musicale di Gil Scott-Heron, singolare e indomito protagonista della turbolenta scena musicale e artistica nera durante gli anni ’70. Gil fu (ne parlo al passato, perché il nostro ci ha lasciato da pochissimo, nel maggio 2011) innanzitutto un poeta, anticipatore del movimento rap ma continuatore del nobile, anche se defilato, movimento di reading con base jazzistica che caratterizzò il post bop degli anni ’50. Il jazz, a dire il vero, era solo una componente, anche se importante, del linguaggio di Scott-Heron, che incorporava il folk, il pop, il blues, il rhythm and blues, sempre tuttavia secondari ai testi, caratterizzati da una fortissima impronta antirazzista, e fautori di valori alti come la libertà dei popoli, la pace, l’uguaglianza e la democrazia. Posizioni spesso in contrasto con l’establishment capitalistico e politico americano, che lo tenne sempre ai margini del successo e della popolarità. Un personaggio scomodo, dunque, di cui verrà ricordato soprattutto il brano “The Revolution Will Not Be Televised”, inserito nel suo album più famoso, “Pieces Of A Man”, registrato nel 1973 per la Flying Dutchman di Bob Thiele (fondatore e produttore, per chi non lo ricordi, della mitica etichetta Impulse), accanto a jazzisti come Hubert Laws, Ron Carter, Bernard Purdie e il fido pianista e coautore Brian Jackson. A rimuovere Scott-Heron dall’oblio ha pensato il produttore Mark Ruffin, che ha affidato a Giacomo Gates il compito di rispolverare song di profonda attualità.

Noi di Ancona Jazz conosciamo molto bene Giacomo, più di chiunque altro in Italia, essendo stati i primi e gli unici ad ospitarlo nel nostro Paese. Sessanta anni, una vita dura, piena dei lavori più svariati, ma una sola passione : il grande jazz da Parker in avanti, che lo spinge a diventare il più entusiasmante interprete, sulla scena di oggi, di uno stile inventato da Babs Gonzales e King Pleasure e poi portato ai massimi livelli da Eddie Jefferson: il vocalese. Eppure il suo canto, da semplice (ma non facile…) ricalco di assoli strumentali, si è evoluto, disco dopo disco, verso una maturità espressiva che ampia una tavolozza di colori già notevole, fatta di profondità di note, maggiore attenzione verso le liriche, riportate al loro significato semantico piuttosto che ritmico, respiro del fraseggio, superiore peso delle ballad nel repertorio. Tutto questo ritroviamo puntuale nel disco in oggetto, forse il suo migliore ad oggi, in cui Giacomo dimostra più che mai di essere un cantante nel pieno controllo delle facoltà, e di mantenere sempre viva la fiamma del vero jazz, senza compromessi e ammiccamenti. Con il brano d’apertura si guarda in faccia alla storia, swing e scat come nella migliore tradizione; ma poi ecco gli slow di “This Is A Prayer”, “Madison Avenue”, la splendida “Winter In America (un’amara riflessione sulla morte della democrazia e sulla disillusione della costituzione americana), il pregnante “New York City”, per un disco che, in maniera opportuna, alterna ritmi e situazioni per la più ampia godibilità d’ascolto. L’omaggio a Billie Holiday e John Coltrane e, soprattutto, “Is That Jazz”, in cui Giacomo cita alcune icone della musica afroamericana, come Basie, Ellington, Parker, Holiday, Lester Young e Miles, sono gli agganci più significativi all’anima jazzistica di Scott-Heron. Alla riuscita del disco concorrono infine i musicisti, tutti eccellenti, a partire dallo splendido pianista John Di Martino, tra i più sensibili e preparati accompagnatori della scena odierna.

Non mancatelo, quindi, anche perché è uno dei pochissimi CD di Giacomo Gates distribuiti in Italia. E poi il titolo è probabilmente il più benaugurante mai scritto, insieme con la celebre frase di Dexter Gordon “Bebop Is The Music Of The Future“!

Massimo Tarabelli

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