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DEXTER GORDON “Night Ballads, Montreal, 1977” – Uptown

DEXTER GORDON

“Night Ballads, Montreal, 1977” – Uptown

Spoken Intro /Lover Man /You’ve Changed /Old Folks /Polka Dots And Moonbeams /LTD

Dexter Gordon, sax tenore; George Cables, pianoforte; Rufus Reid, contrabbasso; Eddie Gladden, batteria

La benemerita Uptown, una delle etichette più attente alla storia del jazz, pubblica una nuova collana, “Flashback Series”, dedicata ad inediti di musicisti importanti nell’evoluzione di questa musica. E lo fa con il consueto rigore e abbondanza di note critiche, testimonianze, fotografie, tutte raccolte in un cospicuo libretto di oltre venti pagine allegato ad ogni CD. E’ chiaro che l’interesse per il jazzofilo è enorme, e non può fermarsi di fronte a qualche inevitabile carenza di qualità sonora. Tra i tanti già usciti (cito, a caso, Kenny Dorham, Hank Mobley, Lester Young, Duke Pearson, Grant Green), preferisco soffermarmi su Dexter Gordon, colto durante alcune serate al “Rising Sun” di Montreal nel novembre del 1977. Per più ragioni : innanzitutto si tratta del mio sassofonista preferito (OK, dopo Lester, ma la scuola è quella …), poi non viene proposto un concerto o un set intero, ma il produttore ha invece pensato, molto bene direi, di racchiudere soltanto le ballads, punto di forza da sempre del gigante di Los Angeles, e infine dà modo di conoscere una delle prime uscite di questo quartetto, che Dexter diresse a lungo per tutto il decennio successivo. In effetti, per chi scrive, questa formazione è stata una delle punte di massimo fulgore del jazz di quegli anni, insieme al quartetto di Art Pepper, gli Sphere, il quintetto di Woody Shaw, il quartetto di Stan Getz, e forse la vetta artistica dell’intera carriera del tenorista. Dexter era da poco rientrato negli Stati Uniti, dopo una lunga permanenza in Europa, dal 1962 al 1976. Da Copenhagen, scelta come residenza di base, egli poteva muoversi facilmente in tutto il continente, spesso adattandosi a ritmiche diverse oppure chiamando altri americani emigrati al di qua dell’oceano, in particolare i pianisti Kenny Drew e Horace Parlan. Dexter rimase per così tanto tempo perché lavorò molto,sia a livello concertistico (come dimenticare la sua esibizione in piazza del Plebiscito nell’estate del 1976?), sia dal punto di vista discografico, con numerose incisioni soprattutto per l’etichetta danese SteepleChase. George Cables, responsabile di gran parte delle note di copertina, ci racconta la genesi del gruppo, e di come cominciò a farsi largo la concezione, così aperta e creativa, di affrontare in modo nuovo un repertorio forse troppo frequentato. Campione dell’improvvisazione estesa, dote derivata da una cultura immensa e da una fantasia senza apparenti confini, Dexter si trovò a meraviglia in questa dimensione tanto dilatata: pensate che il brano più corto, nel nostro caso “You’ve Changed”, dura più di sedici minuti! Ma non temete noia o stanchezza d’ascolto. Dexter è in grande forma; il suo sassofono sprigiona frasi, citazioni, linee melodiche, a getto continuo, e i temi, peraltro già molto noti, assumono una veste definitiva, tale da non accettare alcun paragone. E fin da qui è possibile imbattersi in quella prassi che costituirà sempre un marchio di fabbrica, vale a dire la lunga cadenza per solo piano di Cables, risolta con un intro di basso e batteria da brividi e strappa applausi. Se l’ispirazione è costante in ogni pezzo, è addirittura sublime in “Polka Dots”, forse la ballad più vicina alla sensibilità di Gordon. “E’ sempre stata una delle ballad che preferivo suonare con lui”, dice il pianista, aggiungendo di amare anche il modo in cui il leader la presentava, declamando i primi versi del testo con un aplomb e un senso del ritmo che, da soli, risultavano già uno spettacolo.
Caro Dexter, questo disco ci ha portato ricchezza, ma anche malinconia, perché la tua arte continua a mancarci sempre più, e nessuno all’orizzonte sembra in grado di sostituirti. Arrivederci al prossimo inedito,dunque, lo aspettiamo con ansia.

Massimo Tarabelli

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