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MARCO POSTACCHINI “Do You Agree?” – Notami (2013)


Do You Agree? /Insonnia /Boring Days /But Not For You /Somewhere In The Sky /New Song /Lullaby Of Birdland /Stand Clear Of The Closing Doors, Please /Next Step

MARCO POSTACCHINI Octet feat. Fabrizio BOSSO :
Fabrizio Bosso, tp (brani 1,2,4,6); Marco Postacchini, ts,fl,bcl;
Samuele Garofoli, tp (tranne brano 3); Luca Giardini, tp (solo brano 3);
Simone La Maida, as,ss; Massimo Morganti, tb; Andrea Solarino, g;
Emanuele Evangelista, p; Gabriele Pesaresi, b; Alessandro Paternesi, d.

Marco Postacchini è il baritonista della Colours Jazz Orchestra, la realtà marchigiana di maggior valore nel campo del jazz, autentica fucina di talenti che è tanto cresciuta negli ultimi anni da risultare tra le più affidabili in campo nazionale ed europeo. Marco è uno di quei talenti, per l’appunto: la sua maestria non si limita soltanto al baritono (strumento di gran fascino, aggiungo), ma si estende al sax tenore, al soprano, clarinetto basso, flauto e, forse, qualche altro.
Di sicuro possiamo ammirare, attraverso questo disco, anche la sua capacità di scrivere temi e arrangiamenti, tutti di notevole impatto timbrico e melodico. La conoscenza profonda di una tavolozza così ampia di colori gli permette, infatti, di padroneggiare l’arte combinatoria dei suoni e di trarne intriganti contrappunti al servizio di melodie accattivanti e molto piacevoli nell’ascolto. Marco ha appreso benissimo la storia del jazz, la sua evoluzione, e ne comprende l’ineluttabilità delle radici, l’importanza imprescindibile dei solisti nel delicato rapporto tra scrittura e improvvisazione, con la prima che deve sempre tenere in massima considerazione la personalità del principale interprete (Ellington docet…).  E ne fa tesoro attraverso una serie di brani impostati su un doppio binario : l’aspetto ritmico, legato perlopiù  a groove  contemporanei, e l’apporto tematico e armonico, che mi sembra guardi a certi impasti tipici di un Al Cohn o Bob Brookmeyer, Bill Holman o Manny Albam, insomma gli arrangiatori bianchi che nobilitarono il grande jazz orchestrale, e di gruppi più ridotti, degli anni ’50 e ’60.
Modernità nella tradizione, questo potrebbe essere il motto di Marco, il quale abbandona qui lo strumento grave a favore del più agile tenore, lasciando a flauto e clarinetto basso il compito degli insieme. Difficile scegliere o individuare un brano guida in questo disco, sì diversificato, ma allo stesso omogeneo nel creare un’atmosfera dalla quale non si sottrae neppure Massimo Morganti, arrangiatore dell’unico standard in scaletta, il bellissimo “Lullaby of Birdland” di George Shearing. Brani veloci si alternano a swing (“Insonnia”), ballad (“Somewhere in the Sky”), fino alla bossa nova di “Stand Clear Of The Closing Doors, Please!” (che strano titolo …), e la gradevolezza è garantita.
Anche i soli non sono da meno : tutti i musicisti presenti sono chiamati ad intervenire e la loro prova è encomiabile per equilibrio, calore e capacità di “entrare” nel pezzo. Certo, l’ospite d’onore fa la solita gran bella figura. Fabrizio Bosso si trova in uno stato di grazia, dovunque vada (e le direzioni sono tante …) lascia il segno inconfondibile di una tecnica prodigiosa al servizio di una personalità ben definita che mai, però, travalica i confini della musica dettata dal leader di turno. A tal proposito, ascoltate bene cosa combina nel già citato “Insonnia”. In definitiva, questo “Do You Agree?” lascia il segno nella scena del jazz italiano di oggi, e costituisce la migliore presentazione per il concerto dell’ottetto, con Bosso invitato speciale, a Fabriano domenica 15 dicembre nell’ambito de “Le Strade del Jazz 2013”.

Fatelo girare spesso nel vostro lettore.

Massimo Tarabelli

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