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MAUCHA ADNET & HELIO ALVES “Milagre” – Zoho

MAUCHA ADNET & HELIO ALVES
“Milagre” – Zoho (2009-2011)

O Cantador / Eu Vim Da Bahia / Waters Of March / Gabriela /
Retrato Em Branco e Preto /Coraçao Vagabundo / Caminhos Cruzados /
Vale Do Ribeira /Desafinada /Amor Infinito-Bons Amigos /Milagre /
Tico-Tico No Fuba / Canto Triste /April Child

Maucha Adnet, voce, percussioni; Helio Alves, pianoforte

Speravo che, prima o poi, sarebbe uscito questo disco, che mette insieme due dei nostri musicisti favoriti nel grande panorama brasiliano, e anche in assoluto. Entrambi sono stati presenti in diverse edizioni dei nostri festival o rassegne, e quindi abbiamo avuto ampio modo di conoscerli, in particolare dal punto di
vista umano. Maucha si è plasmata accanto a Tom Jobim, con il quale ha collaborato per una decina d’anni, gli ultimi di vita dell’immenso maestro, in veste di corista nel gruppo “Banda Nova”. Conosce perciò praticamente tutto della bossa nova e del patrimonio gigantesco che le sta alle spalle, e se pensiamo subito
ad un album come “Passarim”, secondo il mio modesto parere obbligatorio per qualsiasi discoteca degna di rispetto, capiremo bene il tesoro emozionale e di passione che pervade questa musica. Altrettanto si può dire di Helio, pianista dagli orizzonti sconfinati, in grado di suonare con Joyce come con Joe Henderson, con il cantante africano Gino Sitson e il violoncellista Yo-Yo Ma, ma mettendo in ogni occasione se stesso, cioè uno stilista che, dall’alto di una tecnica raffinatissima, antepone il lirismo a qualsiasi altra valenza.

I due si conoscono benissimo da tempo. Ad Ancona si erano esibiti l’ultima volta alle Muse, durante AJSF del 2008, nel Bossa Nova Tribute per i 50 anni della nascita in un supergruppo comprendente anche il grande Claudio Roditi alla tromba, il chitarrista Toninho Horta, il celebre contrabbassista Eddie Gomez, il
batterista Duduka Da Fonseca (marito di Maucha, se già non lo sapete…).

Il repertorio da cui hanno attinto per questo disco è, per forza di cose, sterminato e non riguarda soltanto la bossa, ma i brani sono tutti (o quasi) dei capolavori riconosciuti, molto apprezzati dagli appassionati, e scritti da alcuni dei massimi compositori brasiliani, citiamo Dori e Dorival Caymmi, Gilberto Gil, Caetano
Veloso, Hermeto Pascoal, il già menzionato Horta, Edu Lobo, Moacir Santos e, ovviamente, Antonio Carlos Jobim , che fa la parte del leone con quattro pezzi. Tra questi, il più sorprendente è per me “Gabriela”, qui proposto nella sua interezza di colonna sonora (per il film omonimo tratto dal libro “Gabriella, garofano e
cannella” di Jorge Amado, e interpretato da Marcello Mastroianni e una splendida Sonia Braga), quando in genere viene esposto solo il tema d’amore principale. Pari emozioni traggo però da “O Cantador”, “Eu Vim da Bahia”, di cui anche Maucha ricorda la versione di Joao Gilberto (in “Joao, Voz e Violao” del 1999), dallo
straordinario “Coracao Vagabundo”, indimenticabile prima traccia dell’album “Domingo” del 1967 di Gal Costa e Caetano Veloso, da “Canto Triste” di Edu Lobo (a tal proposito, vi anticipo qui le tre serate alla fine di aprile che la nostra Barbara Casini, coadiuvata dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’ospite speciale
Enrico Rava e gli arrangiamenti scritti per l’occasione da Paolo Silvestri, dedicheranno proprio alla musica del cantautore di Rio de Janeiro).

Grazie a partiture del genere, i due protagonisti si esaltano e non poteva essere diversamente. Maucha, la cui maturità espressiva le permette di trattare con pari peso testo e melodia, incanta con quella tipica voce sabbiosa, tanto sensuale da interpretare al meglio la gioiosa carnalità della sua terra, e Helio offre un saggio
nell’accompagnamento pari a pochissimi altri nella scena mondiale.

Album godibilissimo, in definitiva, anche perché c’è molta vivacità ritmica dietro a grandi e piccole storie, imperniate su amori perduti e trovati, e sempre su una smaniosa voglia di vivere. L’aggancio al passato lo dà per l’appunto uno “choro”, quel “Tico-Tico No Fuba”, scritto nel 1917 da Zequinha de Abreu, ma portato alla notorietà internazionale dalla strepitosa Carmen Miranda nel film “Copacabana” trent’anni più tardi.

Il miracolo del titolo, con due figure simili, era del tutto scontato!

Massimo Tarabelli

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