Ancona Jazz The Finest in Jazz since 1973

RENATO SELLANI & MASSIMO MORICONI

“Doppio Passo – Pianoforte & Contrabbasso” – Carosello (LP; 1988)

Profumo di Brasile : Corcovado – Cowboy Samba /A.A. /Summertime /Noi due /Gi-Gi /When I Think Of You /Con nostalgia /Renato S. /Facciamo una pazzia /Sono come suono

Renato Sellani, pianoforte; Massimo Moriconi, contrabbasso

Scrivo queste righe pochi giorni dopo la scomparsa di Renato, notizia che ha turbato tutto l’ambiente del jazz. Non so spiegare esattamente il motivo, ma il primo disco che mi è saltato in mente, pensando a lui, è stato questo “Doppio Passo”. E dire che Renato ha inciso tantissimo in carriera, in maniera addirittura tumultuosa per la Philology di Paolo Piangiarelli, che ne ha saputo esaltare, come nessun altro produttore, l’immenso patrimonio di musica e lirismo di cui il nostro pianista era dotato. Quando dico “nostro” intendo non solo italiano, ma proprio delle nostre parti, essendo nato a Senigallia nel 1926; poi noi di Ancona Jazz lo sentiamo particolarmente vicino, poiché faceva parte del quartetto di Gianni Basso che si esibì nel lontano 1974 al Palazzetto dello Sport, secondo concerto organizzato in assoluto. Lo incontrammo quindi di nuovo nel 1983, per una serata allo Sperimentale in duo con un giovane bassista di cui ci aveva raccontato meraviglie, Massimo Moriconi, e che da allora praticamente non lasciò più. A questo punto non vorrei perdere tempo e spazio per ricordare la carriera di Renato, straordinaria sul piano delle collaborazioni e dei dischi; basta navigare qualche minuto per essere sommersi di informazioni. Ma non posso tacere sul suo stile, e sulla poetica che ne costituiva l’asse portante. Renato amava la melodia sopra ogni cosa, e ogni brano che affrontava, sia standard o originale, tradiva questo desiderio supremo di risaltare sempre la bellezza del tema, delle linee d’improvvisazione, di creare un ponte magico tra lui e l’ascoltatore per cui chiunque, dall’esperto al neofita, avrebbe potuto trarne godimento. Il suo pianismo era essenziale, mai una nota fuori posto, che non fosse necessaria, al servizio di un tocco da concertista. Renato era splendido in solo, in duo, trio e in ogni altra situazione possibile. Come nessuno sapeva infine accompagnare i cantanti (dal jazz alla musica leggera), e trovava in ogni momento le armonizzazioni più sofisticate, gli accordi giusti che valorizzassero al meglio le qualità della voce.

Dal punto di vista umano, avevamo di fronte un signore d’altri tempi, gentile e garbato, con un aplomb e un senso dell’umorismo tutto “milanese” (la città in cui più ha vissuto) che si completava benissimo con l’esuberanza romana di Moriconi, due caratteri assai diversi che il mistero della musica riusciva a far convivere. Infatti, se Renato è capace di creare atmosfere emozionanti e impressioniste – e in questo disco gli esempi sono molteplici, a partire dalle composizioni originali – Massimo è al contrario dirompente e virtuoso, padrone di uno stile che ci ricorda il grande Niels- Henning Orsted Pedersen, ma che riesce ad incastrare meravigliosamente le sue note, belle e naturali, negli spazi creati dal pianista. E poi il gioco delle dinamiche si piega benissimo allo swing, duro quando e come è necessario : emblematico di tutto ciò l’ultimo brano, “Sono come suono”, perfetto autoritratto in jazz che Renato riproporrà poi spesso dal vivo.

Cercate questo disco, non sarà facile, ma altrimenti comprate pure il primo titolo che troverete : Renato Sellani c’è in ogni solco, con la sua poesia, la sua delicatezza, la sua statura che ora ci appare immensa. Senza di lui non soltanto il jazz, ma l’intero mondo dell’arte si ritrova più povero.

Massimo Tarabelli

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