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GRANT STEWART “Young At Heart” – Sharp 9 (2007)

GRANT  STEWART

“Young At Heart”  –  Sharp 9 (2007)

 

Young At Heart / You’re My Thrill /Roll On /Shades of Jackie Mac /Repetition /Serenade to Sweden / Modinha /Jet Stream

 

Grant Stewart, sax tenore; Tardo Hammer, pianoforte; Peter Washington, contrabbasso; Joe

Farnsworth, batteria

 

Qualche giorno fa stavo contemplando il programma delle “Strade del Jazz 2008” e ho notato, abbastanza sorpreso, che su tredici concerti solo due prevedono un sassofonista tenore, di cui uno italiano. Fino a qualche anno fa sarebbe stato il contrario, o poco ci manca.

 

Oggi gli strumenti principali del jazz sono il pianoforte, che mi pare domini incontrastato, la tromba, forse la chitarra e mantengono le loro posizioni basso e batteria. C’è anche un forte risveglio del canto, pur se la media è molto lontana dai fuoriclasse degli anni ’50 e ’60. La crisi dei sassofoni è evidente; ce ne sono pochi e tra questi si fatica a trovare una voce riconoscibile, una personalità che si stacchi dal pesante fardello del passato e riesca a dire qualcosa di nuovo muovendosi nell’ambito tonale. Ci sta riuscendo Eric Alexander, se vogliamo, ma comunque si parla di un musicista maturato nei quaranta anni, non prima. E addirittura un altro italiano, il nostro Max Ionata,  mi sembra abbia pochi rivali in campo internazionale. Che sta accadendo? Le ragioni sono molteplici, e in questa sede bisogna correre. Quindi posso dire soltanto che il jazz diventa sempre più difficile e la strada è una salita impervia se si vuole arrivare ai vertici dell’arte, altrimenti si impara il mestiere attraverso le tante scuole di jazz sparse dovunque e ci si ferma. Il talento è merce rara, e spesso non dà da mangiare.

Con ciò, io mi accontento di un disco onesto, pieno di buon jazz, senza fronzoli e velleitarismo, con una scaletta intelligente e seria, che riesca a stupirmi nella scelta di brani ormai dimenticati.

Come è, per l’appunto, questo “Young at Heart”, ultimo lavoro del tenorista candese Grant Stewart, uno di quelli che non sorprendono ma neanche tradiscono. Anzi, visto che lo sto seguendo da tempo, posso affermare che segni di progresso nel fraseggio, nel governare una ritmica, e nella definizione di arrangiamenti freschi e anche imprevedibili, sono evidenti. Certamente il suo strumento deve ancora molto a Sonny Rollins, ma il piacere dell’ascolto ci sta tutto. E  Grant conferma, qui più che mai, un ottimo gusto per i temi, anche negli originali. Non ascoltavamo “Repetition” da un sacco di tempo, per esempio, per non parlare di “Serenade to Sweden” di Duke Ellington, splendido omaggio alla Svezia di cui però non condivido la scelta nell’eseguirlo a tempo molto veloce. E’ solo un piccolo appunto per un CD che scorre benissimo, suonato di getto quasi senza prove; e la sezione ritmica, tra le più elastiche e affidabili di oggi, fa la sua parte impeccabile, contribuendo in maniera decisiva alla riuscita di un disco che non passerà alla storia, ma che permette di mantenerla ancora viva e vitale.

 

Massimo Tarabelli

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