Ancona Jazz The Finest in Jazz since 1973

STEFANO D’ANNA quartet – feat. IGNACIO BERROA

Data: 25 Febbraio 2008 - 21:15

Stefano D’Anna, sax tenore, sax soprano;
Fabio Zeppetella, chitarra;
Harvie S, contrabbasso;
Ignacio Berroa, batteria

Il sassofonista Stefano D’Anna fu co-protagonista di un concerto accanto alla grande pianista Joanne Brackeen in una edizione passata delle “Strade”. Ricordiamo benissimo il suo suono potente e il fraseggio fluido, in grado di volare alto senza incertezze su temi in buona parte originali. Solista quindi di tutto rispetto, ma soprattutto ideatore e compositore con in testa una concezione ben chiara di cosa debba essere la sua musica. Ciò si evince fin dal primo album del 1991, quel “Leapin’ In” che fu recensito con lode in tutto il mondo e che gli permise di vincere, l’anno successivo, il referendum di “Musica Jazz” come miglior nuovo talento. Un altro musicista di qualità è il chitarrista Fabio Zeppetella, anch’egli amante delle combinazioni sonore e di arrangiamenti sofisticati (rammento i lavori con la Tankyo Band, Kenny Wheeler, Emmanuel Bex, Ada Montellanico nel repertorio legato a Tenco).

Ma è evidente che tutta la musica del quartetto crescerà in virtù dell’apporto dei due straordinari ritmi chiamati per l’occasione. Harvie S, contrabbassista eccelso dalla carriera foltissima (Stan Getz, Chet Baker, Dexter Gordon, Toots Thielemans, Pat Metheny, frequenti duetti con la cantante Sheila Jordan) e, stranamente, con presenze piuttosto rare nel nostro Paese. Ignacio Berroa è legato a filo doppio alla lunga esperienza con Dizzy Gillespie durante gli anni ’80 (anche ad Ancona, nell’indimenticabile concerto al Teatro Metropolitan del 1981); nato a Cuba nel 1953, si è trasferito alla fine dei ’70 a New York e da lì ha spiccato il volo suonando praticamente con tutti, compresi molti brasiliani (Chico Buarque, Gilberto Gil, Gal Costa, Leny Andrade, Ivan Lins, Joao Bosco). Insomma, un maestro della batteria, uno stregone dei ritmi che costituirà la base migliore per un jazz insolito e ammaliante, reso ancor più misterioso dall’assenza di riferimenti discografici.