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ANDREA POZZA QUARTET feat. ALAN FARRINGTON

Data: 15 Luglio 2009 - 21:30

Andrea Pozza, pianoforte;
Aldo Zunino,
contrabbasso;
Sangoma Everett, batteria;
Alan Farrington, voce
Per chi segue la scena del jazz il nome di Andrea Pozza è molto familiare. In effetti questo pianista, schivo e umile nel privato, è in realtà un gigante della tastiera, apprezzato da jazzisti di tutto il mondo e presente in numerosi concerti e incisioni. Diplomato al Conservatorio Paganini di Genova, Andrea fin da subito si sente portato verso l’improvvisazione e uno stile basato nella tradizione di giganti quali Teddy Wilson, Bud Powell, Bill Evans, Wynton Kelly, insomma quel grande “fiume maestro” che riesce a padroneggiare grazie a un talento superiore, e a rendere personale con specifici, peculiari, accenti di modernità. Nella sua carriera Andrea ha suonato con Harry Edison e Chet Baker, Charlie Mariano e Phil Woods, George Coleman e Scott Hamilton, tutti musicisti di scuola e tendenze diverse, ha poi guidato proprie formazioni, trii e quartetti, ma non ha tralasciato il duo e neppure il solo, situazioni in cui ha modo di esaltare la massimo le sue doti di solista e armonizzatore. Dal 2004 al 2008 ha fatto parte del quintetto di Enrico Rava, con il quale ha inciso per la ECM e ha suonato nei maggiori festival mondiali.
Andrea è anche tra i migliori esponenti in Italia di un’arte particolare, quella di accompagnatore di cantanti, e in tale veste si presenta in questo concerto. Il suo abituale trio, completato da uno dei più richiesti bassisti della scena, Aldo Zunino, e dal batterista americano (ma residente a Parigi) Sangoma Everett) si allarga al cantante inglese, da tempo in Italia, Alan Farrington. Jazz singer dal naturale senso dell swing, Farrington è in grado di rivelarsi appassionato “crooner” e, nello stesso tempo, felice interprete del retaggio blues e soul di questa musica. Così non è difficile ascoltare nei suoi concerti brani di Fats Waller e Otis Redding, di Frank Sinatra e dei Beatles, fino alle ultime sonorità.
Il disco appena uscito del quartetto, “Drop This Thing”, è la testimonianza più suggestiva di tale approccio, che si traduce in un  jazz godibile e invitante, di piena soddisfazione per l’intenditore e il neofita.