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NICKI PARROTT “Dear Blossom” – Arbors (2017)

I Wish You Love /Everything I’ve Got Belongs To You /I Walk A Little Faster /Peel Me A Grape /Inside a Silent Tear /Between the Devil and the Deep Blue Sea /Dear Blossom /I’m Hip /Tout Doucement /Try Your Wings /Surrey With a Fringe On Top /Rhode Island Is Famous For You /It Amazes Me /It Might as Well Be Spring

Nicki Parrott, contrabbasso, voce; Chris Grasso, pianoforte; Chuck Redd, vibrafono; Lenny Robinson, batteria; Engelbert Wrobel, clarinetto, sax tenore; Vince Cherico, percussioni; Warren Vaché, cornetta  

Nicki Parrott è una delle più stimate bassiste al mondo in ambito mainstream; incide copiosamente, sia da leader (soprattutto in Giappone) sia da “sidewoman”, e suona in ogni parte del mondo, ma tranne che in Italia, dove le tante rassegne e gli altrettanto numerosi festival non la toccano, neppure di sguincio. Perché mai? il motivo è sempre il solito : troppo jazz vero legato al passato, troppo swing, e poi … canta pure, alla larga! Volete mettere Esperanza Spalding? E’ vero, Nicki è bianca, australiana, sorride sempre mentre suona e canta, non sembra mostrare particolari problemi esistenziali, ma swinga duro come una pazza, conosce il jazz autentico benissimo, essendo stata per dieci anni nel trio del leggendario chitarrista Les Paul, e ama trovarsi in situazioni piccole accanto ad altri virtuosi, come ad esempio il nostro Rossano Sportiello, con il quale si esibì nel festival di Ancona nell’estate del 2012. I suoi dischi sono sempre ben studiati, eleganti, e riflettono una personalità vivace e prorompente, al servizio di un suono profondo e scuro, memore della lezione di Ray Brown. Con il tempo Nicki ha sviluppato sempre più le sue doti vocali, tanto che l’apporto di canto è diventato paritario con quello strumentale. Il suo timbro è delicato, romantico da far venire in mente Stacey Kent, e gode di un’intonazione impeccabile. Anche la lettura dei versi sfugge la superficialità per collocarsi sul racconto, sulla padronanza del significato del testo in un rapporto intenso con l’ascoltatore. Da qui il passo di dedicare un disco a Blossom Dearie è stato breve e necessario. Blossom è figura enorme nel panorama del canto jazz, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto nei nostri cuori ma ha anche segnato una via di ricerca, legata ad un repertorio sofisticato, al guardare il mondo con l’occhio dell’artista “hip”, ad evitare retorica e languidi compiacimenti. E direi che Nicki ha centrato in pieno il bersaglio affrontando alcuni song tipici della Dearie : “I’m Hip”, per l’appunto, e poi “Peel Me a Grape”, altro brano uscito dalla penna di Dave Frishberg, pianista cantante a lei avvicinabile, qui eseguito in duo con il solo Vaché a far da contrappunto; e quindi “I Wish You Love” di Charles Trenet, un paio di Cy Coleman quali “I Walk A Little Faster” e “It Amazes Me”, e alcuni grandi standard tratti dai primi album Verve. Ci sono anche  perle rare come “Try Your Wings”, incluso in “Give Him The Oo-La-La”,  la splendida “Inside A Silent Tear”, uscita dal quasi irreperibile “That’s Just The Way I Used To Be”, quindi “Rhode Island is Famous For You” compreso in “Soubrette, Sings Broadway Hit Songs”, e infine un brano in francese, seconda lingua di Blossom, quel “Tout Doucement” che potemmo ascoltare proprio nel disco d’esordio, “Blossom Dearie”, del 1956. Certo, sarebbe stato bello imbattersi in qualche titolo in più scritto dalla stessa pianista, pezzi che la rappresentano forse al meglio, penso a “Bye Bye Country Boy”, “Hey John”, “Sweet Georgie Fame”, e di sicuro ne dimentico altri, perché Blossom  ha creato un mondo straordinario per emozioni e unicità espressiva. Ma forse per questo Nicki ha optato per le “sue” versioni, accettando il confronto sul piano musicale, e tuttavia puntando a rappresentare soprattutto se stessa, il che è la vera essenza del jazz.

Il disco presenta ulteriori spunti d’interesse nello scoprire il pianista Chris Grasso, fine armonizzatore, e il tedesco Engelbert Wrobel, non di primo pelo essendo prossimo ai 60, e che qui rivela doti notevoli al clarinetto, vicino a Bob Wilber, e al tenore, accostabile a Ben Webster, con un fraseggio sempre logico e di forte impatto melodico.

Chiudo facendo mie le ultime parole dell’estensore delle note di copertina, Roger Crane, parafrasate su un noto standard : “In this world of ordinary singers, I’m glad there’s you, Nicki Parrott”.

Massimo Tarabelli

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