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BRUNO MARINI “Bruno Marini 4” – Arte Sonora (1985; ex LMJ 3333)

Alyke/ Trick / Backbitter /Screech /Drawing /White Snowballs

Bruno Marini, sax baritono; Marcello Tonolo, pianoforte; Marc Abrams, contrabbasso; Valerio Abeni, batteria

Se amate il sax baritono, vi prego, non perdete assolutamente questo disco. Riedizione di un dimenticato vinile del 1985, che incredibilmente mi era sfuggito allora dal radar (fatto che, purtroppo, capitava spesso a tutti con i dischi di jazz italiano), offre una mezz’ora di jazz esplosivo, di quello che ti prende alla gola e non ti molla un attimo, denso di swing e di linguaggio tali da avere ben pochi riscontri a livello mondiale: ascoltare per credere! Marini, qui alla prima prova da solista, a soli ventisette anni rivela una stupefacente forza interpretativa, maturo e con una personalità stilistica tanto delineata quanto imprevedibile. Infatti, niente Pepper Adams o Gerry Mulligan o Serge Chaloff o Lars Gullin, bensì un’anima nera, a cavallo tra free e bop, e una sonorità tagliente, graffiante sui sovracuti e cavernosa sui bassi, sporca il giusto, grumosa ma ugualmente lirica quando serve. A me sono balzati in mente alcuni referenti chiari, Hamiet Bluiett in primis (che credo Bruno abbia ascoltato molto nei dischi con Mingus), e poi Kenny Rogers (ex Roland Kirk), Cecil Payne, Charles Davis, insomma quel mondo lì, estraneo totalmente ad un’estetica “bianca”. Non vi allarmate anche dall’assenza di standard; in realtà questi temi originali, quattro di Bruno e due di Tonolo, possiedono delle convincenti e fresche linee tematiche e si appoggiano su strutture armoniche collaudate, fin dal “Cherokee” iniziale, e ideali per lo sviluppo del discorso improvvisativo. Non poteva mancare il blues, con “Screech”, e qui veramente vi invito a trovare nel mondo un baritonista che, a quei tempi, fosse in grado di offrire una prova di pari intensità: pazzesco! La sezione ritmica va come un treno, non saprei dirvi se ispirata dallo stato di grazia del leader o per proprie innate capacità (che, peraltro, conoscevamo già essere notevoli), ma ho trovato molto pertinente il fatto di chiudere il disco con un tema in ¾ tutto per lei, quasi come se finalmente si fosse tornati a respirare.
Resta da menzionare la bellezza del disegno di copertina, uscito dalla magnifica arte di Milo Manara: certo, vederlo nella versione in vinile sarebbe tutt’altra cosa rispetto al CD, ma tenete conto che, al momento, i pochi che si trovano nel mercato dell’usato viaggiano tra i 250 e i 700 euro: altro segnale di quanto sia desiderato dai collezionisti di tutto il mondo! Ben venga, quindi, questa nuova edizione di Arte Sonora, di cui mi piace consigliarvi anche un altro titolo tratto dal catalogo LMJ, “Double Face in Verona” del sassofonista tenore Ruud Brink, uno dei massimi in Europa, risalente al 1988 e con pressocché la medesima ritmica, soltanto Giko Pavan al posto di Marc Abrams. Un’altra scoperta del passato che ci rende più confortevole il presente.

Massimo Tarabelli

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