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Turn Out The Stars


MARTIN WIND QUARTET and ORCHESTRA
“Turn Out The Stars”
Songs written or inspired by Bill Evans”

A trent’anni dalla scomparsa, Bill Evans resta più che mai uno dei pianisti fondamentali nella storia del jazz, autentico ispiratore stilistico di moltissimi pianisti di generazioni coeve e successive. Pur influenzato da figure quali Bud Powell, George Shearing e Lennie Tristano, Evans dà vita ad un’estetica sì fortemente jazzistica, ma oltremodo radicata in una dimensione cameristica in cui la profondità del tocco, il “voicing” delle frasi e il fascino limpido delle improvvisazioni si esaltano nella formula del trio, per la prima volta sganciato dalla logica del solista con accompagnatori e posto su un piano paritetico in cui l’empatia, la disciplina e l’interplay tra i musicisti diventa la connotazione primaria. Nelle sue composizioni, molte divenute degli standard eseguite da tutti i jazzisti, è bilanciato in modo affascinante il retaggio del jazz con la passione verso la musica classica europea, in particolare autori quali Debussy e Ravel. Se le situazioni favorite appaiono il trio, innanzitutto, e poi il duo o quartetto, Bill Evans ha talvolta richiesto l’apporto di un’orchestra sinfonica per i suoi lavori, anche riportati su dischi memorabili.
E se i tributi a Evans ormai non si contano più, appare del tutto originale e diverso questo sforzo progettuale del contrabbassista MARTIN WIND, tra i più apprezzati e richiesti nella scena del jazz contemporaneo. Leader di un quartetto splendido, in cui convivono musicisti eccellenti di provata esperienza, soprattutto nel repertorio evansiano, Wind riveste di sofisticate luci orchestrali i brani più famosi di Evans, come “Turn Out The Stars”, “Time Remembered” e “Blue In Green”, che il pianista compose insieme con Miles Davis per l’epocale album “Kind Of Blue” (1959). E non mancheranno sequenze solistiche dei componenti del gruppo, a partire dal polistrumentista Scott Robinson, semplicemente straordinario anche dal punto di vista spettacolare, per poi continuare con il pianista Bill Cunliffe, tra i più sensibili e raffinati di oggi, e il batterista Joe La Barbera, che fu addirittura l’ultimo partner di Evans.
Il programma si estenderà anche a brani di altri autori e ispirati da Bill Evans, tra cui “Memories of Scotty”, composto dal pianista Don Friedman in memoria del grande contrabbassista Scott La Faro, primo bassista del trio, e “Goodbye Mr. Evans”, scritto dal sassofonista Phil Woods subito dopo la scomparsa del pianista. E si concluderà con composizioni originali di Martin Wind, elaborati in totale affinità con lo spirito e il retaggio artistico di Evans, come ad esempio “The Dream”, delizioso e impressionistico tema a tempo di valzer che si trasforma in una leggera e solare bossa-nova, in cui il caldo sax tenore di Robinson non può che ricordare il leggendario incontro tra Bill Evans e il sassofonista Stan Getz.
A sostenere il progetto sarà chiamata l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, che ha già felicemente collaborato per l’omaggio a Chet Baker con Paolo Fresu e Giulio Libano, e per il “Concerto Latino” con Javier Girotto e Paolo Silvestri.
Un appuntamento del tutto irrinunciabile per gli appassionati di jazz e di classica, un concerto che travalica qualsiasi barriera stilistica per entrare di diritto tra gli eventi musicali più significativi in assoluto del 2011.

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