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I Remember You… FRANCO CERRI “Jazz” – Dire (1970 LP)

Quartettino/ Gen gen / Tristossa /I’ll Remember April/ Si Comment /Leggenda / Mi Creda/ Generazia/ Blues Pour Tous

Franco, chitarra solista; Angelo Arienti, chitarra ritmica; Giorgio Azzolini, contrabbasso; Tullio De Piscopo, batteria

Oggi, 18 ottobre 2021, arriva una notizia che avremmo voluto sentire il più tardi possibile: Franco Cerri ci ha lasciato! E non tanto perché viene a mancare un grande artista, ma perché con Franco, a mio sommesso modo di vedere, si chiude un mondo, un’epoca di gentiluomini, di persone affabili ed educate, umili e talentuose. Non voglio ripercorrerne la carriera, invito solo a scrivere il suo nome in qualsiasi motore di ricerca e prepararsi a leggere semplicemente la storia della musica italiana dal dopoguerra in avanti. Franco è stato un protagonista assoluto, punto. Ma chi, come noi, ha avuto la fortuna di conoscerlo più da vicino, al di là del momento concertistico, non può che nutrire sentimenti di profonda ammirazione per l’uomo, e allo stesso tempo anche di rimpianti, oggi purtroppo più vividi che mai. Ricorderò sempre, a tale proposito, quando andai a prenderlo a Numana, insieme con mio fratello, in occasione di un suo concerto ad Offagna, nell’estate del 2009. Franco ci attendeva sul cancello di casa, ci invitò ad entrare e, dopo aver presentato la moglie, ci offrì una bibita. Cominciammo a parlare: di musica, ovviamente, ma con il passare del tempo la discussione virò sempre più sul privato, sulla sua famiglia, sul figlio Stefano purtroppo scomparso, coinvolgendoci in un rapporto amichevole del tutto imprevisto. Durante il trasferimento ad Offagna gli chiesi se, in futuro, avrei potuto telefonargli, contattarlo in qualsiasi modo solo per conoscere il suo stato di salute, scambiare appena qualche parola con lui: ne sarebbe stato felice! Purtroppo, non lo feci mai, per mille motivi, e adesso provo soltanto immenso dispiacere. Un altro ricordo più leggero lo lego al concerto del Ridotto delle Muse, nel 2004, quando si esibì in quartetto con un altro musicista per sempre nei nostri cuori, Augusto Mancinelli. Nel pomeriggio lo accompagnai a prendere un caffè in un bar del centro, e lungo la strada persi il conto di chi lo fermava per salutarlo, segni d’affetto a cui Franco replicava con gioia e disponibilità. D’altronde il suo viso era entrato in tutte le case grazie ad un Carosello degli anni ’70 in cui reclamizzava un detersivo (“Grazie a quello sono riuscito a comprarmi la casa di Numana, altroché il jazz…”, mi disse con un largo sorriso). Sì, il jazz, l’amore di una vita, quello che gli ha permesso di suonare accanto a mostri sacri, europei e americani, ma Franco era della stessa pasta, ascoltare bene per credere.
Ritengo che, spulciando nella sua vasta discografia (avverto subito che gran parte dei suoi titoli sono fuori catalogo e rintracciabili ormai solo nel mercato dell’usato a prezzi considerevoli), il massimo della sua arte sia nel quartetto con due chitarre, evidenziato benissimo in questo ” Jazz” del 1970 per la milanese Dire di Tito Fontana, etichetta per cui Franco registrò un buon numero di album, rigorosamente in vinile e, addirittura, in cassetta. Appare un solo standard, ma quello che Franco combina negli altri pezzi, tutti usciti dalla sua penna, è degno di ascolti continui e ripetuti, tante sono le idee, freschissime e geniali, scaturite da una poetica e una verve compositiva uniche, quasi sempre sottolineate da titoli bizzarri, strani e talvolta incomprensibili nella loro ironia. Franco era un melodista, non poteva essere altrimenti, e i suoi temi sono talmente belli e ideali per lo strumento che spesso mi sono chiesto come mai non fossero entrati nel repertorio di qualche grande d’oltreoceano. Ma qui torniamo all’umiltà dell’uomo Cerri, meritevole in realtà dei più alti riconoscimenti come artista, e che ci porta ancor di più a considerarlo fondamentale nella nostra vita di semplici appassionati.
Riposa in pace, carissimo Franco, ma non ti dimenticare la chitarra: i tuoi amici Django Reinhardt, Barney Kessel, Tal Farlow e René Thomas ti aspettano!

Massimo Tarabelli

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